Agli analisti finanziari, negli ultimi tempi, sull'affare TIM-Open Fiber piace fare i conti senza l'oste. C'è un diffuso chiacchiericcio che si spertica su analisi di valore, strategie e presunte intenzioni legate alle parti in causa. E così è bastato un viaggio del presidente e dell'AD di Cassa Depositi e Prestiti presso il quartier generale di Vivendi in Francia per dare "consistenza" all'ipotesi di un blitzkrieg.
La stampa specializzata parla della possibilità per TIM di acquisire il 50% del pacchetto di Open Fiber detenuto da CDP. A seguito di un aumento di capitale quest'ultima riceverebbe in cambio una quota più grande dell'ex-monopolista, raddoppiando di fatto il suo peso azionario e passando al 20-25%.
Nel tempo si sono profilate altre ipotesi, come ad esempio l'assorbimento di Open Fiber da parte di TIM, oppure la creazione di una newco di rete con controllo di TIM. Insomma, si parla sempre e solo dell'ex-monopolista perché l'unico attore che avrebbe diritto di esprimersi – Enel, che detiene il 50% di Open Fiber – ha già risposto picche. E probabilmente continuerà a farlo fino a quando l'offerta sul tavolo non sarà talmente alta da risultare accettabile. Per altro in tal senso a seconda dell'advisor si ottengono stime diverse che vanno dal singolo miliardo di euro fino a 8 miliardi.
La nota più bizzarra dell'intera vicenda è che l'ago della bilancia è rappresentato dalla Cassa Depositi e Prestiti, che per chi l'avesse dimenticato è controllata per oltre l'80% dal Ministero dell'economia ed è a tutti gli effetti una "banca di stato" con le principali risorse provenienti dal risparmio postale italiano.
In sintesi il prezzo di Open Fiber - che fino a prova contraria è stabilito da una stima iniziale ma definitivamente solo da chi è disposto a pagarlo – sarà marginalmente una questione finanziaria. Il pallino è nelle mani di CDP e implicitamente del Ministero dell'Economia. Senza il placet di queste due istituzioni TIM difficilmente potrebbe essere in grado di acquisire Open Fiber. E si parla di teoria, perché nella pratica AGCOM e Antitrust certamente avrebbero molto da dire al riguardo.
Quindi il dibattito sulla fattibilità della creazione di una rete unica prima di un'analisi improntata all'efficentismo e sui massimi sistemi forse dovrebbe rispondere prima a un'unica domanda: "quanto saranno disposti a pagare i contribuenti?".