Ieri pomeriggio i vertici di Open Fiber hanno fatto visita a TIM. Nel quartier generale di Corso Italia, a Roma, si è consumato quello che appare come un primo passo verso un accordo. "È in corso un primo incontro organizzativo per esplorare possibili sinergie e collaborazioni tra TIM e Open Fiber. Obiettivo di questo primo incontro è quello di identificare i team che lavoreranno insieme e fissare un'agenda", ha confermato ieri un portavoce di TIM a Il Sole 24 Ore.
Sul piatto vi sono diversi progetti. Il primo è quello di una partnership commerciale e infrastrutturale; il secondo, ben più complesso, è quello di un'eventuale creazione di una società della rete in cui confluiscano i rispettivi asset. La collaborazione commerciale potrebbe prevedere l'impiego della rete di Open Fiber da parte di TIM in alcune aree concorrenziali oppure in quelle a fallimento di mercato, oggetto dei bandi Infratel. Non di meno, potrebbero esservi sinergie nello sviluppo della rete in fibra FTTH.
Gli osservatori più accreditati concordano sul fatto che la partita sarà lunga e complessa, anche perché le variabili sono molteplici. Non è tanto il tema della partnership a mostrare criticità, bensì quello della "fusione". L'azionista di maggioranza Vivendi ha una visione diversa dal Fondo americano Elliott, che oggi "domina" sul consiglio di amministrazione. Il primo ha ipotizzato una separazione funzionale a controllo Telecom, ma l'idea è stata rimbalzata non solo dall'AGCOM ma anche dal Governo - con un emendamento che vuole favorire la nascita di una rete unica in capo a un soggetto non verticalmente integrato. Il secondo ha mantenuto sempre una posizione agnostica, privilegiando su tutto i risultati finanziari. Infine bisogna considerare il peso di Cassa Depositi e Prestiti, che detiene il 50% di Open Fiber e il 4,26% di TIM.
"Siamo azionisti sia di Open Fiber che di TIM, ma non è tanto per questo che condivido le parole del ministro Tria (a favore di una rete unica, NdR.). Credo che per il Paese sia logico non disperdere gli investimenti e quindi che abbia bisogno di una rete unica", ha dichiarato pochi giorni fa il presidente della CDP, Massimo Tononi. "Questa è una prospettiva su cui tutti i soggetti dovrebbero in qualche modo farsi parte attiva per realizzarla. Certo, l’azionariato di TIM oggi è complesso e la corporate governance altrettanto. Noi siamo azionisti al 5%, guardiamo con interesse al lavoro del nuovo amministratore Luigi Gubitosi, per il quale nutriamo profonda stima e rispetto e che dovrebbe annunciare a fine febbraio il piano industriale. Ecco, quello sarà un momento importante per tirare le somme".
Appuntamento quindi al 21 febbraio, quando l'AD di TIM Luigi Gubitosi svelerà il piano industriale di Telecom.