Lo scorporo di Telecom Italia durerà almeno 12 mesi, forse 18. La stima è dell'amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, e del presidente Franco Bernabè. Durante l'ultimo incontro con i sindacati sono stati piuttosto chiari: circa 21mila dipendenti passeranno alla nuova società. OPAC vanterà quindi il 30% della rete aziendale, tutta Open Access e una parte dello staff.
Ovviamente i sindacati sono preoccupati. "È fondamentale monitorare costantemente il processo per i rischi che potrebbero nascere dal venir meno dell'unicità aziendale, ricordando che tale scenario organizzativo non ha precedenti in Europa e che solo due Paesi in Europa, la Grecia oltre all’Italia, hanno un'unica rete di trasmissione", si legge nella nota ufficiale dei sindacati Slc, Fistel e Uilcom.
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Come dimenticare infatti il braccio di ferro tra dirigenza e lavoratori degli ultimi anni? Solo a febbraio l'azienda ha annunciato 5500 esuberi e la chiusura di 50 sedi. Ora lo scorporo si prospetta come una grande opportunità. Già, perché uno dei pochi effetti collaterali negativi del passaggio da rame a fibra riguarda l'abbassamento del rischio rotture e malfunzionamenti. Senza contare l'innalzamento del livello di competizione nel mercato della manutenzione, per volere della stessa Commissione Europea.
"È evidente che il sindacato si opporrà con tutte le iniziative necessarie laddove non vi fossero le garanzie occupazionali e nel caso in cui si volesse procedere a ridimensionare una delle poche aziende Italiane in grado di competere nei mercati internazionali, contribuendo a rilanciare l'economia del Paese", conclude la nota dei sindacati.
Per quanto riguarda la Cassa Depositi e Prestiti, il grande finanziatore dell'operazione, il presidente Franco Bassanini ha ribadito che "la tempistica la determina Telecom Italia". Telecom ha riferito che è giunto il momento del parere del regolatore. Il Garante delle Comunicazioni ha confermato di aver avviato l'analisi del progetto, domandando ulteriori informazioni sulla struttura, la governance futura e "le modalità e i tempi per realizzare il sistema di equivalence of input".
Qui si gioca l'intera partita, perché è sulla definizione di tutti i parametri che si basa la fattibilità della separazione della rete. Telecom ovviamente vuole uscire rafforzata dall'operazione, non più debole. Oggi la condizione finanziaria e le pressioni della Commissione UE, nonché AGCOM, obbligano a una svolta: concedere qualcosa per uscire dall'angolo.