Nanobot in formato aerosol, da usare per la manutenzione di impianti industriali o per la diagnostica medica. Non è l'idea di uno scrittore di fantascienza ma una ricerca sviluppata al Massachusetts Institute of Technology (MIT) e pubblicata di recente su Nature Nanotechnology.
L'aerosol contiene due elementi fondamentali. Il primo è un colloide, una particella o molecola molto piccola e insolubile che può restare sospesa in aria o in un liquido. Tra queste particelle esiste una forza che tende a mantenerle unite. Formano la struttura di supporto per i robot.
Abbiamo poi il robot vero e proprio, nel caso specifico un sensore o un circuito complesso dotato di recettori chimici "montati" su un materiale bidimensionale, come per esempio il grafene. Quando il recettore trova una certa sostanza modifica la sua conduttività elettrica. Un secondo controllo sui sensori può dire quindi se c'è stato contatto con un dato materiale. A bordo della macchina microscopica c'è anche un fotodiodo, che trasforma la luce in elettricità e alimenta il sistema.
I nanobot sono quindi una combinazione di queste due parti, con il colloide che fa da substrato al robot. I ricercatori sono riusciti a farne un aerosol, quindi a ottenere robot spray. Hanno poi usato lo spray per dimostrare come si possano usare per analizzare un ambiente difficile da raggiungere con altri metodi.
Nella prima i nanobot sono passati da una parte all'altra di una sezione di tubo, rivelando la presenza di ammoniaca all'interno; fondamentalmente si spruzzano i nanobot, e poi li si controlla quando escono per sapere se c'è stata contaminazione. Nel mondo reale, questo sistema permetterebbe di esaminare impianti molto grandi in poco tempo, con un notevole abbassamento dei costi. Similmente, lo stesso approccio si potrebbe applicare in medicina: i nanobot potrebbero viaggiare all'interno del nostro corpo, e rivelare eventuali problemi e patologie.
A differenza di altre ricerche simili, in questo caso gli scienziati - coordinati dal professor Michael Strano - non si sono preoccupati di controllare il movimento dei nanobot. Si sono invece concentrati sul creare un sistema in grado di percepire e analizzare l'ambiente circostante. Tra l'altro è in sviluppo anche l'aggiunta di un sistema di controllo cronologico: nell'analisi di un sistema molto grande, per esempio condotte lunghe chilometri, sapere in che momento c'è stata la contaminazione servirebbe a capire in quale punto dell'impianto intervenire.