È di poco conto il dettaglio di aver "bucato" l'obiettivo di 8,5 milioni abbonati nell'ultimo trimestre: fermarsi a quota 8 milioni è stato comunque un buon risultato. Quel che preoccupa sono gli accordi con le major discografiche che incidono pesantemente sui margini; proprio recentemente ne sono stati siglati due con importanti firme del settore e altri due sono oggetto di trattative. In ogni caso non è ancora stato individuato il perfetto equilibrio tra tutte le variabili del business.
Per spingere sul numero di utenti, com'è risaputo, è stato mantenuto il periodo di prova gratuito di 30 giorni, e saltuariamente viene giocata la carta delle promozioni premium a 1 dollaro negli Stati Uniti. Inoltre la condivisione degli abbonamenti in "famiglia" è ancora piuttosto tollerata anche se spesso avviene fra amici e conoscenti non residenti nello stesso luogo.
Spotify comunque ha confermato un fatturato in crescita nel trimestre (+31%) raggiungendo 1,86 miliardi dollari a fronte di spese operative cresciute del 4%; la perdita operativa netta si è attestata sui 3,34 milioni di dollari. Ha fatto meglio insomma delle previsioni degli analisti che davano per scontata una riduzione delle vendite di 62 milioni di dollari su complessive 1,83 miliardi.
Rimane comunque lo spettro di Apple Music che con i suoi 60 milioni di utenti (tra abbonati e free) si fa sempre più vicino – a maggio erano stimati in circa 56 milioni. Innocuo per ora invece YouTube Music che non va oltre i 15 milioni di abbonati.