Altro che Armageddon, l'Agenzia Spaziale Europea sta per compiere una missione ancora più estrema di quella messa in scena da Michael Bay. E non sarà una finzione cinematografica. Nel ruolo del protagonista invece di Bruce Willis ci sarà Philae, un robottone da cento chili iper tecnologico, e al posto dell'asteroide ci sarà una cometa dal nome russo impronunciabile (67P/Churyumov-Gerasimenko). La missione non sarà salvare la Terra, ma scoprire com'è nata. E sarà meglio della fantascienza in 3D.
Il copione è avvincente: una navicella spaziale volerà in flyby a un chilometro da una cometa, pilotata dalla Terra, per migliaia di chilometri. Nella scena clou sgancerà un robot che arpionerà il corpo di roccia e ghiaccio in un abbraccio letale, lo trapanerà e analizzerà la sua linfa vitale durante una corsa spaziale senza fine, per consegnare alla specie umana il segreto della nascita del Sistema Solare. Vi piace? Bene, sintonizzatevi sul sito dell'ESA e preparate i popcorn perché tutto succederà davvero nel 2014, l'anno della "Big Mission" come l'ha chiamata un esperto dell'Agenzia Spaziale Italiana.
Arpioneremo una cometa e la trapaneremo, altro che fantascienza (Immagine ESA)
Lasciando la parte l'analogia cinematografica, l'ESA è pronta ad accogliere la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko quando passerà la prossima volta nel nostro sistema solare. Questa volta non si limiterà a scattargli qualche foto o a raccogliere materiale lasciato indietro dalla coda, come fece la sonda Strardust, ma aggancerà la cometa, la trapanerà e raccoglierà campioni capaci di stabilire esattamente di cosa sono fatte le comete.
Una domanda importante a cui rispondere, perché come ci ha spiegato il professor Enrico Flamini dell'Agenzia Spaziale Italiana "le comete hanno un'estrema rilevanza nella comprensione di come si è formato il nostro sistema solare. Sono i testimoni della parte iniziale di formazione del Sistema Solare, e delle fasi iniziali di condensazione dalla nebulosa protoplanetaria al sistema che vediamo oggi. Sono i materiali più leggeri che sono stati spazzati dal centro del sistema solare verso le regioni più esterne e che ogni tanto ritornano dentro. Studiare una cometa significa mettere dei tasselli fondamentali nella comprensione di com'è nato il Sistema Solare, di come si è evoluto e delle sue condizioni iniziali".
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Ed è proprio per questo motivo che la missione si chiama Rosetta. Come la famosa stele di Rosetta perché "ha l'obiettivo di consentirci di capire e decodificare la scrittura originale del sistema solare" ci spiega Flamini. "Philae, il lander, prende invece il nome dall'obelisco di Philae che insieme a Rosetta è riuscito a far decodificare i geroglifici egizi". Una curiosità: questo secondo nome è stato scelto da una ragazza italiana che all'epoca aveva 15 anni, a seguito di un concorso europeo che si tenne nel 2003.