Prestazioni
Abbiamo imparato a conoscere le prestazioni di cui è capace un sensore di questa taglia su varie fotocamere, scoprendo che si tratta di un ottimo compromesso fra quelli da 1/2.3” adottati sulle compatte super zoom e i micro 4/3 delle mirrorless. Vediamo come si comporta questa Sony nella prova di rumore, confrontandola anche con una fotocamera bridge che adotta un sensore CMOS delle medesime dimensioni: la Panasonic DMC-FZ1000. La riduzione di rumore agli alti ISO è stata settata su standard in entrambi i casi. Tutte le impostazioni chiaramente identiche. Sony a sinistra, Panasonic a destra.
Premesso che non sappiamo a priori se la Panasonic DMC-FZ1000 monti lo stesso sensore da 1” della Sony in versione non stacked (il costruttore giapponese non ha mai dichiarato nulla a proposito), un’analisi dei risultati evidenzia un miglior comportamento complessivo della FZ1000, sebbene le immagini restituite dalla Sony siano un po’ più nitide, merito soprattutto dell’obiettivo che, al di là dello schema ottico, ha un’escursione focale di 3 x contro i 16 x della Panasonic.
Il comportamento della RX100 è comunque buono, sino a ISO 6.400 si può fotografare senza una evidente perdita di qualità, tuttavia soprattutto sulle superfici uniformi (ad esempio, il collo della fatina) già a ISO 3.200 si evidenzia una granulosità legata al rumore che nella Panasonic è meno evidente, quasi il processore d’immagine effettuasse una sorta di “piallatura” dello stesso, a discapito di un po’ di dettaglio.
Nelle foto seguenti, altri test di rumore nei casi reali a vari ISO
Prestazioni
L’autofocus, di tipo a contrasto (sul sensore), ha 25 punti. Concettualmente è come quello dei modelli precedenti della serie RX100, ma con prestazioni migliorate. Le aree di MAF selezionabili sono ampia, al centro, spot flessibile, spot flessibile espanso e tracking sul soggetto, mentre i modi singolo, continuo, DMF e manuale con eventuale ausilio del focus peaking. Ovviamente c’è il Face Detector (con registrazione fino a 8 volti).
La messa a fuoco automatica, in modalità scatto singolo, si è dimostrata molto veloce - praticamente istantanea - e affidabile. Nell’uso pratico, in condizioni di buona illuminazione, non sbaglia praticamente un colpo. Nelle riprese notturne, o con soggetti a basso contrasto, i tempi di MAF si allungano sino ad oltrepassare il secondo e si può verificare qualche raro fenomeno di focus hunting; tuttavia, il soggetto viene poi messo a fuoco.
In modalità continua, su soggetti in movimento a velocità modesta (per esempio, una persona che corre), abbiamo provato sia il comportamento con lo stesso in direzione della fotocamera, AF continuo e scatto in sequenza con punto di MAF centrale o tracking, sia trasversale (ovviamente solo in modalità tracking). In questo caso, premendo il pulsante dell'otturatore a metà per attivare il blocco AF, si regola automaticamente la dimensione del riquadro di destinazione in base alle dimensioni del soggetto.
Fatta questa premessa, parliamo ora di risultati, che derivano ovviamente dalla media di una serie di prove effettuate:
- soggetto in movimento rettilineo in direzione della fotocamera, punto di MAF centrale e scatto continuo: 83% di scatti a fuoco sul totale
- soggetto in movimento a zig zag in direzione della fotocamera, AF in modalità tracking e scatto continuo: 63% di scatti a fuoco
- soggetto in movimento trasversale (parallelo al sensore), AF in modalità tracking e scatto continuo: 75% di scatti a fuoco, seguendo però con la macchina il soggetto
”‹In generale, nel modo tracking il punto (ma sarebbe meglio dire l’area) di MAF fa un po’ fatica a seguire il soggetto, soprattutto se si muove a zig zag, e tende ogni tanto a sganciare. Inoltre, se c’è un pattern ripetitivo dietro allo stesso, tipo una cancellata, il sistema a contrasto impiega un po’ di tempo prima di trovare il fuoco iniziale, requisito fondamentale perché la sequenza sia corretta.
Nello scatto continuo a 16 fps, la macchina è in grado di mettere a fuoco e di rilevare l’esposizione soltanto sulla prima foto della sequenza.
Ridottissimo il ritardo dell’otturatore (shutter lag): siamo attorno ai 0,15 sec con punto di MAF centrale e zoom alla focale più ridotta, quasi doppio se si forza il flash. Questo rende l’uso piacevole e reattivo, senza quei fastidiosi ritardi dal momento in cui si preme il pulsante di scatto a quando l’immagine viene effettivamente registrata nella memoria che ancora si verificano su qualche compatta, non certo di questo livello. Il tempo di start-up si attesta sui 2,1 sec, necessari per far uscire l’obiettivo dalla sua posizione di riposo.
Il sistema esposimetrico prevede la lettura multipla, media pesata al centro o spot, le velocità dell’otturatore vanno da 30 sec. a 1/2000 sec. con otturatore meccanico.
Le differenze fra i tre sistemi sono piuttosto sensibili, i risultati migliori si ottengono con la lettura multipla, dove la macchina ha sempre restituito risultati più che affidabili in ogni situazione.
Per il controllo della gamma dinamica, troviamo il DRO (Dynamic Range Optimizer) settabile su 5 posizioni che agisce dividendo l’immagine in piccole aree analizzando il contrasto tra il soggetto e lo sfondo e crea un’immagine con la luminosità e la gradazione ottimali.
L’HDR può essere impostato su AUTO oppure 6 diversi livelli d’intervento.