Si può raccontare con impegno assoluto cosa rimane dell'umanità in un contesto in cui le persone stanno perdendo valore rispetto alle dinamiche economiche e finanziarie e al tempo stesso farlo in modo da coinvolgere i giovani? Questa è la sfida che due organizzazioni no profit, Shoot4Change e VIS, si sono poste quando hanno deciso di raccontare il terribile viaggio dei migranti, utilizzando un linguaggio multimediale pervasivo ancora poco esplorato come i video a 360°. Il cuore del racconto, ispirato ad altri apripista come il lavoro di Google nelle favelas di Rio de Janeiro e i documentari del New York Times da Mosul, saranno le vicende descritte in prima persona dai vari protagonisti. Il documentario sarà disponibile on line sul sito ufficiale dell'iniziativa.
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"Se si vogliono coinvolgere le giovani generazioni su temi certamente signiï¬cativi per il nostro presente e futuro, e di carattere internazionale come le migrazioni, gli squilibri mondiali e la solidarietà internazionale, dobbiamo essere in grado di utilizzare i loro linguaggi, che sono sempre più fortemente tecnologici, interattivi e fluidi" hanno spiegato le due associazioni.
Lo scopo è quello di rendere personali le storie di migrazione, di vestire i panni dei migranti, vivere in prima persona il viaggio, per capirne la portata, per riflettere sulle motivazioni e avere una diversa visione del fenomeno migratorio evitando ogni atteggiamento discriminatorio o razzista.
"Da queste premesse è nata l'idea di realizzare un webdoc in tecnologia immersiva a 360 gradi, per portare lo spettatore realmente all'interno delle storie narrate, storie che si snoderanno a partire dai paesi africani di origine ï¬no ai centri di accoglienza in Sicilia", ha spiegato Andrea Ranalli, direttore del progetto per Shoot4Change, che coinvolge anche i fotografi Roberta Cappelli e Dario Fatello.