Facebook non fa in tempo a lanciare uno sguardo ambizioso e interessante, anche se non privo di problemi, al suo futuro per superare di slancio i recenti scandali, che ecco arrivarne un altro. Il social infatti nei giorni scorsi avrebbe rimosso tre dei messaggi elettorali della senatrice democratica del Massachusetts Elizabeth Warren, candidata alle primarie presidenziali del 2020 e di recente assurta agli onori delle cronache per aver fortemente criticato il social, accusandolo di monopolismo.
Per la verità non tutti gli spot della Warren erano stati rimossi dalla piattaforma ma soltanto tre in particolare, peraltro già ripristinati. Secondo Facebook la decisione inoltre non sarebbe stata presa come ritorsione nei confronti dei contenuti che veicolavano ma perché violavano le policy dell'azienda sull'utilizzo del proprio marchio. In un clima teso come quello che ormai si è creato attorno alla creatura di Mark Zuckerberg l'atto non è però passato inosservato e non ha mancato di sollevare uno strascico di polemiche.
Curious why I think FB has too much power? Let's start with their ability to shut down a debate over whether FB has too much power. Thanks for restoring my posts. But I want a social media marketplace that isn't dominated by a single censor. #BreakUpBigTech https://t.co/UPS6dozOxn
— Elizabeth Warren (@ewarren) March 11, 2019
In molti infatti hanno subito pensato a un atto di sabotaggio politico, visto che in uno dei messaggi elettorali la Warren invitava gli elettori a supportarla per far avanzare la campagna antimonopolista da lei promossa, che in realtà si rivolge non solo contro Facebook ma anche contro Google, Amazon e Apple, accusati di aver accumulato troppo potere, non solo in ambito economico ma anche sociale.
Preoccupazioni per la verità condivise anche Oltreoceano, ad esempio dal Commissario europeo per la concorrenza dell'Unione europea Margrethe Vestager. Nota per essere temuta dai colossi dell'hi-tech che ha più volte colpito, la Vestager ha però una posizione più cauta della Warren sul tema della frammentazione societaria come strumento per combatterne il monopolio. "Abbiamo a che fare con la proprietà privata, con aziende che hanno costruito e investito nel settore e hanno avuto successo per la propria capacità di innovare", ha infatti dichiarato di recente in un'intervista. "Spezzettare una società, frammentare una proprietà privata dovrebbe essere l'ultima ratio, ci sarebbe bisogno di avere una motivazione molto forte".
Tuttavia il mandato della Vestager scadrà il prossimo primo novembre e, dietro di lei, sembra già essere pronta una nuova generazione di politici più agguerriti e vicini alle idee della Warren. Non sono pochi del resto quelli che vedono come fumo negli occhi anche le recenti dichiarazioni di Facebook, che vorrebbe rifarsi una credibilità di fatto unificando i data base dei suoi principali servizi di messaging – Instagram, Messenger e WhatsApp – in barba proprio alla volontà di molti politici di ostacolarne il monopolio.
Sgradita infine sarebbe anche l'intenzione di introdurre sistemi di cifratura end-to-end, soluzione spacciata come misura a protezione della privacy, ma che in realtà impedirebbe l'accesso solo ai governi, perché i meta-dati, non cifrati, lascerebbero invece quei dati ancora esposti allo sfruttamento economico e a potenziali usi illeciti o pericolosi.