Gli astrofisici hanno individuato il primo gigante gassoso nel cosiddetto "deserto nettuniano". Ufficialmente si chiama NGTS-4b, ma è già stato soprannominato "The Forbidden Planet", il pianeta proibito. È un po' più piccolo di Nettuno, ha venti volte la massa della Terra, rispetto alla quale si trova a circa 922 anni luce di distanza. Ruota attorno a una stella di tipo K, e completa la sua orbita in soli 1,34 giorni. Questo significa che è vicinissimo alla stella, e che pertanto è esposto a forti radiazioni UV e raggi X. La temperatura in superficie è stata approssimativamente calcolata in 1000 gradi centigradi, superiore a quella di Mercurio del nostro Sistema Solare.
Ovviamente non si tratta di un papabile candidato per ospitare la vita. Però questo pianeta è singolare perché gli esperti reputano alquanto improbabile trovare pianeti extrasolari di queste dimensioni in grado di resistere così vicino a una stella. La regione in cui si muove NGTS-4b, ossia così vicino alla superficie di una stella, è nota agli scienziati come "deserto nettuniano". È un'area in cui la maggior parte dei corpi si disintegra e perde la sua atmosfera. Questo non accade con NGTS-4b, che per questo è il primo pianeta del suo genere ad essere mai stato osservato.
Richard West, primo autore della ricerca pubblicata dalla Royal Astronomical Society e ricercatore di fisica presso l'Università di Warwick del Regno Unito, spiega che "questo pianeta deve essere molto tosto - è proprio nella zona in cui ci aspettavamo che pianeti di dimensioni Nettuno non potessero sopravvivere".
La scoperta è dovuta all'impiego del Next Generation Transit Survey, una serie di 12 telescopi di terra collocati nel deserto di Atacama, in Cile. I telescopi controllano il caratteristico oscuramento nella luminosità di una stella che segnala il transito di un esopianeta davanti alla stella. Una rilevazione mai fatta prima con telescopi di terra.
Gli scienziati non sanno con esattezza perché "The Forbidden Planet" sia riuscito a mantenere la sua atmosfera. Ipotizzano che l'esopianeta possa essere "migrato" nell'area del deserto nettuniano solo un milione di anni fa, quindi potrebbe essere sfuggito alle attività più intense che la stella ha attraversato nella prima parte della sua vita. Oppure il suo pesante nucleo roccioso potrebbe aver contribuito a mantenere l'atmosfera. Sono in corso studi per "vederci chiaro".
Se la scoperta di esopianeti vi intriga, leggete il libro Alla ricerca di una nuova Terra. Esopianeti, esplorazioni spaziali e vita extraterrestre di Stuart Clark.