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a cura di Elena Re Garbagnati

Gli scienziati del MIT hanno risolto la questione annosa degli spaghetti che non si spezzano in due. Per capire di che cosa stiamo parlando, prendete uno spaghetto dalla vostra dispensa e provate a spezzarlo tenendolo alle due estremità: vi accorgerete che si romperà in tre o più frammenti. Prendetene un altro e riprovate, poi un altro ancora, e il risultato con tutta probabilità sarà identico: non riuscirete a ottenere due pezzi uguali. Se vi sentite stupidi nel tentativo, consolatevi sapendo che il premio Nobel per la Fisica Richard Feynman ci perse del gran tempo nel tentativo infruttuoso di riuscire a ottenere due pezzi, e si narra che ne fu alquanto irritato.

La questione restò aperta fino al 2005 - 17 anni dopo la morte del celebre fisico - quando scienziati francesi pubblicarono due articoli su Physical Review Letters in cui spiegavano che quando un spaghetto (così come altri tipi di bastoncini lunghi e sottili) viene piegato con la stessa forza applicata a ciascuna estremità, si flette fino a un certo punto vicino al centro, dove è più curvo. A questo punto si innescano un effetto "snap-back" e un'onda di flessione, che frattura ulteriormente lo spaghetto e restituisce tre o più frammenti. Questa teoria nel 2006 si guadagnò il premio IG Nobel, e che sembrava mettere una pietra sopra all'enigma di Feynman.

Spaghetti 1

Crediti: Heisser et al./MIT

I francesi tuttavia non risposero alla domanda: si posso forzare gli spaghetti a spezzarsi in due? La risposta è in un nuovo studio del MIT pubblicato sulla rivista PNAS, ed è affermativa, con un trucco. I ricercatori spiegano infatti che per rompere gli spaghetti in due parti non basta piegarli, bisogna anche torcerli. Dopo esperimenti con centinaia di spaghetti, applicando molteplici fattori di piegatura e torsione mediante uno strumento fabbricato ad hoc, hanno appurato che se si torce lo spaghetto oltre un certo grado critico, poi lentamente lo si piega a metà, contro ogni probabilità si romperà in due parti.

Se volete provare, dovete applicare allo spaghetto una torsione di 270 gradi, quindi piegarlo a una velocità di 3 millimetri al secondo, il tutto tenendolo per le estremità. I test hanno funzionato con spaghetti di due diversi spessori (Barilla No. 5 e Barilla No. 7), e per la cronaca non serve con le linguine, che assomigliano più a nastri che a bastoncini.

A questo punto molti si staranno infiammando per l'eresia dello spezzare lo spaghetto prima di cucinarlo, e penseranno altresì che questo studio non serva né a cucinare un buon piatto di pasta né a nient'altro. In realtà ha un'applicazione (probabilmente molto più utile) in altre aree, come spiega Jörn Dunkel del MIT: "sarà interessante vedere se e come la torsione potrebbe essere usata allo stesso modo per controllare la dinamica della frattura di materiali bidimensionali e tridimensionali". In altre parole, il metodo messo a punto per gli spaghetti potrebbe migliorare la comprensione della formazione di crepe, e indicare come controllare le fratture in materiali simili a bastoncini, come le strutture multifibre, i nanotubi ingegnerizzati o anche i microtubuli nelle cellule.


Tom's Consiglia

Terminati molteplici tentativi di spezzare in due gli spaghetti non buttateli! Cucinateli seguendo il libro di ricette Spaghetti amore mio. Le migliori ricette di spaghetti, bucatini e linguine di Paolo Petroni

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