Riconoscimento facciale, foto di studenti USA usate segretamente per l'addestramento?

Stando a quanto dichiarato dal Financial Times, tra il 2012 e il 2013 l'Università del Colorado utilizzò le foto di oltre 1700 studenti senza il loro esplicito permesso per un progetto basato sul riconsocimento facciale, sponsorizzato da servizi segreti e forze armate statunitensi.

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a cura di Alessandro Crea

Tra il 2012 e il 2013 le foto di oltre 1700 studenti dell'università del Colorado sarebbero state utilizzate senza il loro esplicito consenso allo scopo di addestrare un sistema di riconoscimento facciale, nell'ambito di un progetto di ricerca condotto dall'università stessa per conto di servizi segreti e forze armate statunitensi: questo almeno è quanto sostengono Financial Times e Colorado Springs Independent.

‎Anche se tecnicamente utilizzare immagini catturate in luoghi pubblici è legale, la ricerca non ha mancato di sollevare dubbi sulla privacy. "essenzialmente siamo difronte alla normalizzazione di una cultura spionistica", ha commentato David Maas della Electronic Frontier Foundation, un gruppo di attivisti sociali noto per le sue campagne nei confronti di questo tipo di tecnologie e già intervenuto anche nella questione Amazon‎‎.‎

‎Lo studio‎‎, realizzato dal 2012 al 2013, aveva come scopo di determinare se fosse possibile utilizzare gli algoritmi per identificare caratteristiche facciali da grandi distanze, attraverso ostacoli di vario tipo e in condizioni di scarsa illuminazione. Per questo fu installata una telecamera a 150 metri di distanza da un'area pubblica di transito assai frequentata, in cui la maggior parte dei soggetti guardavano altrove o fissavano lo smartphone.‎

Secondo quanto riportato da un portavoce dell'Università, ‎"il protocollo di ricerca è stato analizzato dalla UCC Institutional Review Board, che ha garantito la protezione dei diritti e il benessere dei soggetti umani coinvolti nella ricerca". "Nessuna informazione personale è stata raccolta o distribuita in questo studio specifico. Le fotografie sono stati raccolte nelle aree comuni e rese disponibili ai ricercatori dopo cinque anni, quando la maggior parte degli studenti coinvolti erano già laureati", si legge ancora nel comunicato.

"Il nostro compito come ricercatori + di trovare il giusto equilibrio tra le istanze di privacy e il valore che la ricerca è in grado di fornire alla società e noi siamo riusciti ad andare ben oltre quanto richiesto", ha aggiunto Terrence Boult, il docente che ha condotto lo studio.

L'eventuale impiego di tecnologie di riconoscimento facciale da parte di forze dell'ordine e agenzie governative a scopo di sicurezza resta dunque un argomento scottante e divisivo. La città di San Francisco, ad esempio, ha appena proibito l'uso di questo tipo di tecnologie sul proprio suolo.

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