Lo space food aiuterà a combattere la fame nel mondo
Parlando di trasposizione delle tecnologie spaziali nel quotidiano, la vostra tecnologia per lo space food e tutto il lavoro di ricerca che c'è dietro può essere utile sulla Terra, per esempio per portare cibo alle popolazioni che non ce l'hanno, come quelle africane e in generale quelle in via di sviluppo?
"Assolutamente sì, ci stiamo lavorando. Il primo passo è stato quello di creare una tecnologia interna per abbattere i costi, e parte di questo progetto è proprio il trasferimento nella nuova sede che abbiamo appena ultimato. Qui disponiamo di una nuova area adibita proprio ai laboratori per lo space food e presto lavoreremo anche ad applicazioni 'terrestri'. Fino a poco tempo fa ci appoggiavamo alle aziende alimentari per la preparazione dei cibi, e facevamo internamente solo la parte di ricerca. Appoggiarci a strutture esterne però comportava costi elevati, e soprattutto ci imponeva di stare ai loro tempi, che spesso si limitavano ai buchi produttivi. A fine febbraio saremo operativi totalmente all'interno e potremo fare tutte le prove e le ricerche che vorremo, tagliando costi e tempi".
Argotec mira alla produzione di cibo a prezzi sostenibili
Qual è il costo dei cibi che preparate? Ovviamente nell'ottica dei Paesi del terzo mondo non si possono sostenere cifre elevate come quelle che può pagare l'ESA.
"Adesso i costi di produzione sono più alti di quelli che possiamo trovare per i prodotti sugli scaffali dei negozi. Facendo tutto all'interno, quindi da febbraio, e producendo una quantità maggiore di prodotti rispetto a quella possibile con attrezzature esterne a intermittenza, ci sarà un abbattimento dei costi e secondo le nostre stime interne i prezzi saranno allineati a quelli commerciali. A parità di prezzo però si potranno avere cibi sani e mirati sull'apporto calorico necessario a una popolazione di una determinata età e con carenze ben specifiche".
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