Abbiamo scattato migliaia di foto con la DMC-GX9, senza però poterla utilizzare in condizioni particolari in quanto, a differenza della GX8, non offre la tropicalizzazione del corpo macchina.
Per fortuna, la GX9 offre anche qualcosa in più della GX8, come per esempio la possibilità di selezionare delle (SCN) che sono state aggiunte sulla ghiera dei modi: probabilmente sul precedente e più “professionale” modello non erano ritenute indispensabili.
Ai vari Photo Style, Panasonic ha aggiunto su questo modello L. Monochrome D (un modo B&W ad alta dinamica che enfatizza il contrasto tra luci e ombre) e Grain Effect che, se combinati, creano un effetto che ricorda molto la pellicola.
Una funzione introdotta di dubbia utilità, secondo il nostro parere, è quella denominata Risoluzione Intelligente, che permette di riprendere immagini con un’aumentata percezione di nitidezza e profili nettamente più definiti. Dalle prove effettuate, non abbiamo infatti riscontrato differenze consistenti cambiando le varie impostazioni legate a questa funzione.
Per una maggiore libertà creativa, su questo modello sono stati aggiunti il bracketing della messa a fuoco e del diaframma. Con Focus Bracket è possibile scattare fino a 999 immagini a distanze focali diverse. Aperture Bracket consente invece agli utenti di ottenere scatti multipli con profondità di campo diverse. L’utente può successivamente selezionare lo scatto con il miglior livello di messa a fuoco o la profondità di campo più adatti. Altra peculiarità è data dalla possibilità di elaborare il formato RAW direttamente in camera senza usare il computer.
Lumix GX9 offre anche modalità più ricercate, come l’esposizione multipla e l’animazione in time lapse e stop motion.
La grafica del monitor è chiara e ben leggibile, come ci ha abituato Panasonic, e la logica dei menù permette di familiarizzare velocemente con la fotocamera, anche se per alcune funzioni specifiche (Post Focus, Focus Stacking e tutte quelle legate al 4K PHOTO ad esempio) è consigliabile una lettura del manuale d’uso, vista la versatilità della macchina.
Funzionale il monitor LCD TFT inclinabile con controllo touch statico da 1,24 Mpixel. Ha una copertura del 100% e possibilità di regolare luminosità, contrasto, saturazione, rosso, blu.
Nella zona posteriore si evidenzia anche il mirino elettronico LVF LCD angolabile di 90°, ovviamente con sensore di prossimità. Ha una risoluzione di 2,76 Mpixel ed un eyepoint di 17,5 mm.
Già dai primi scatti si apprezza l’efficacia dell’autofocus in termini sia di velocità che di accuratezza, che anche se si tratta della versione più semplificata a 49 punti rispetto ai 225 della G9 riconferma le prestazioni del sistema DFD a contrasto.
Lo shutter lag ridotto (parliamo di circa 0,15 sec. nel modo AF ad area singola) permette d’immortalare i soggetti esattamente nell’istante desiderato e quando è necessario riprendere raffiche in sequenza la macchina arriva a scattare 9 fps con AFS. Con la macchina in pre-fuoco, il tempo necessario a catturare l’immagine una volta premuto a metà il tasto di scatto è di 0,05 sec.
Con il flash di pop-up abilitato i tempi si allungano fino ad arrivare a 0,36 sec. e si percepisce il classico ritardo. A proposito del flash, la piccola unità interna TTL ha un numero di guida limitato a 6 e una velocità di sincronizzazione massima di 1/200 sec. I modi di funzionamento (tutti con o senza riduzione occhi rossi) sono: automatico, sempre attivo, sincro lenta e sempre disattivato.
La qualità globale dell’immagine è l’aspetto che più abbiamo apprezzato della GX9, soprattutto se utilizzata con i migliori obiettivi dell’ampio catalogo Panasonic. La mirrorless ci è stata fornita in kit con il LUMIX G VARIO 12-60mm F/3,5-5,6 POWER O.I.S. e con il LEICA DG SUMMILUX 25mm F1.4 ASPH.
Riguardo allo zoom, quello che è emerso è un’elevata incisività e potere risolvente soprattutto alle focali grandangolari, anche a TA, con solo qualche problema nella correzione della dell’aberrazione cromatica laterale in condizioni di forte contrasto scattando in formato 16:9. Il Leica da 25 mm, equivalente ad uno standard in formato FF, offre la “pasta” di un’ottica fissa con un bokeh particolarmente piacevole scattando a diaframmi aperti e a distanze dal soggetto relativamente contenute:
Ovviamente, alla qualità dell’immagine contribuiscono anche le caratteristiche del nuovo sensore e processore d’immagine:
Tenuto conto che si tratta di una Micro 4/3, il rumore è sufficientemente contenuto sino a ISO 6400 e anche oltre si può comunque scattare.
Nulla da eccepire anche riguardo alla qualità dei filmati registrabili e degli strumenti messi a disposizione da Panasonic per ottenerli. Da questo punto di vista, il costruttore giapponese ha molto da dire. Ad esempio, la combinazione del sistema di stabilizzazione elettronico e della livella permettono riprese video stabili, prive di vibrazioni, capaci di contrastare ogni movimento involontario delle mani. L’autofocus è sempre progressivo in modo che la transizione dei piani sia graduale, in condizioni di buona illuminazione non sgancia praticamente mai se non per qualche decina di frame.