I dipendenti della catena Marriot faranno uno sciopero per protestare contro l'automazione, nel tentativo di limitare la minaccia che i robot rappresentano ai loro posti di lavoro. I primi segnali di allarme in tal senso risalgono ormai a molti anni fa, quando si vedevano i primi prototipi di robot concierge, ma pare che oggi la situazione richiami sufficiente attenzione da giustificare un intervento.
Marriot, catena che controlla alberghi in tutto il mondo, sta infatti cominciando a sperimentare con molte novità hi-tech. In Cina per esempio hanno introdotto il riconoscimento facciale per gli ospiti, che possono entrare e uscire senza passare dalla reception. Similmente, sistemi come Amazon Alexa direttamente nelle stanze renderebbero superfluo l'uso di operatori umani.
Operatori che ritengono la minaccia più che concreta, al punto da aver concordato con il sindacato Unite Here uno sciopero coordinato che riguarderà circa 8000 persone. Ci sono anche le richieste - più comuni - di paghe più alte a maggiore sicurezza, ma è l'opposizione alle nuove tecnologie a richiamare l'attenzione. "Non si ferma la tecnologia", dice il presidente del sindacato Donald Taylor, "La domanda è se i lavoratori faranno parte dello sviluppo o ne saranno travolti".
Gli fa eco il rappresentante di San Francisco Anand Singh: "non siamo luddisti, stiamo cercando di avere voce in capitolo. Vogliamo parlare di come la tecnologia può assisterci nel lavoro e supportarci nelle parti più dure, di come si formano i lavoratori, di cosa succede a lavoratori che diventano ridondanti, in che modo saranno riposizionati i nostri membri per avere successo o trovare posto altrove".
Il settore alberghiero sta effettivamente vivendo un momento simile a quello già attraversato in quello produttivo negli ultimi 50 anni. L'introduzione dei robot in fabbrica ha portato all'inizio le stesse preoccupazioni, e sarebbe difficile affermare che non ha ridotto i posti di lavoro nelle linee produttive.
Finora altri mestieri (il portiere, la cameriera, il cuoco, etc.) non erano stati toccati dall'automazione, anche perché non c'erano macchine che fossero economicamente competitive. Oggi invece sembra del tutto plausibile che sistemi elettronici possano svolgere certe mansioni a un costo minore rispetto a quello di un operatore in carne e ossa. Un altoparlante con Alexa in stanza, per esempio, costa molto meno che pagare qualcuno per prendere le chiamate degli ospiti.
E si potrebbe continuare con sistemi di pagamento automatici, già utilizzati allo Sheraton Waikiki (Isole Hawaii) e in molti altri luoghi, lavastoviglie automatiche, robot che cuociono hamburger e fanno cocktail, che prendono le prenotazioni dei tavoli o consegnano la cena in camera. Tutte piccole e grandi novità che rendono meno necessario il lavoro di una o più persone.
Questo sciopero è probabilmente il primo del suo genere in un settore diverso da quello manifatturiero (che ne vide molti invece fino agli anni '80); ma probabilmente non sarà l'ultimo. Resta da vedere se servirà a qualcosa: a guardare le fabbriche del mondo si direbbe di no, almeno nei paesi dove la manodopera ha un costo rilevante.
In ogni caso qualche piccolo successo c'è stato: lo scorso giugno a Las Vegas i lavoratori hanno ottenuto un percorso formativo per attività create o modificate dalla tecnologia. Il sindacato ha inoltre ottenuto un periodo di 180 giorni tra l'annuncio e l'adozione delle nuove tecnologie, da usare per comprendere di cosa si tratta e per eventuali trattative.
Una portavoce di Marriot, in ogni caso, ha affermato che l'introduzione della tecnologia non ha lo scopo di eliminare posti di lavoro ma di "personalizzare l'esperienza degli ospiti e migliorare la loro permanenza". Allo stesso tempo Cliff Atkinson (MGM Resorts) ricorda che "è un campo nuovo e inesplorato per il nostro settore. Abbiamo parlato di uno o due marchi completamente automatizzati con self-service per gli ospiti".
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