Perché Washington ha fatto arrestare la direttrice finanziaria di Huawei

Meng Wanzhou, la direttrice finanziaria di Huawei, sabato è stata arrestata in Canada su richiesta della Procura statunitense. La vicenda è legata alla presunta violazione dell'embargo applicato all'Iran.

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a cura di Dario D'Elia

La direttrice finanziaria di Huawei, sabato scorso, è stata arrestata in Canada su richiesta della procura statunitense. Meng Wanzhou, che è anche la figlia del fondatore dell'azienda, potrebbe essere estradata ma il portavoce del Dipartimento di Giustizia canadese non ha fornito ulteriori dettagli se non che domani vi sarà un'udienza per la cauzione.

Secondo il senatore repubblicano Ben Sasse l'arresto è legato alle sanzioni statunitensi nei confronti dell'Iran, come d'altronde sostengono anche New York Times e Wall Street Journal. Huawei infatti è sotto indagine per una presunta violazione dell'embargo stabilito da Washington, che non consentirebbe (fra l'altro) la vendita di tecnologie a paesi in black-list. Come ha spiegato Julian Ku, docente della Hofstra University Law School, "la legge statunitense proibisce l'esportazione di alcune tecnologie di origine statunitense verso certi paesi".

"Quando Huawei paga la licenza di una tecnologia statunitense, promette di non esportarla in alcuni paesi come ad esempio l'Iran. Quindi non è irragionevole per gli Stati Uniti punire Huawei per aver violato la legge americana".

Il nodo della vicenda potrebbe essere legato all'indagine del Dipartimento del Commercio USA che a giugno ha portato alla sanzione da un miliardo di dollari nei confronti di ZTE. L'accusa era di aver violato gli embarghi applicati in Corea del Nord e Iran. Dalle carte poi era emerso che un concorrente – si presume Huawei – avesse fatto lo stesso in Iran. Ecco spiegato probabilmente il motivo dell'arresto. Meng Wanzhou, come ha potuto ricostruire il WSJ, in passato si sarebbe occupata di affari che riguardavano il paese.

Il portavoce dell'Ambasciata cinese del Canada ha confermato in una nota ufficiale "che la parte cinese si oppone fermamente e protesta duramente per questo tipo di azioni" ed esorta le autorità "a correggere immediatamente la malefatta e ristabilire la libertà personale della signora Meng". Huawei dalla sua si è detta stupita poiché non è stato esplicitato il presunto reato commesso dalla dirigente e non è a conoscenza di sue eventuali condotte irregolari.

L'unica certezza è che l'amministrazione Trump sta irrigidendo le sanzioni nei confronti dell'Iran, contrastando l'azione commerciale della Cina, soprattutto in ambito tecnologico, e attuando una strategia internazionale volta a mettere nell'angolo Huawei per il rischio spionaggio legato alle infrastrutture di rete. Nel tempo non a caso sono scattati divieti nel Regno Unito, Nuova Zelanda e Australia.

"Una fragile tregua commerciale tra la Cina e gli Stati Uniti, che era già in crisi, è ora maggiormente a rischio di disfarsi in tempi relativamente brevi", sostiene il docente di politica commerciale presso la Cornell University, Eswar Prasad. "È probabile che la Cina avrà una risposta misurata rispetto a questo incidente, anche se certamente aggiungerà un vantaggio più netto ai negoziati tra le due parti".

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