Ieri Open Fiber ha confermato la carica di presidente per Franco Bassanini e quella di amministratore delegato per Elisabetta Ripa. L'Assemblea degli azionisti, avvenuta presso la sede di Roma, ha approvato il bilancio d’esercizio per il 2018 e nell'occasione i soci hanno nominato il Consiglio di Amministrazione.
"Il nuovo Consiglio di Amministrazione sarà così composto: Franco Bassanini (Presidente), Elisabetta Ripa (Amministratore Delegato e Direttore Generale), Francesca Di Carlo, Matteo Fanciullacci, Francesca Romana Napolitano, Mario Rossetti", sottolinea nella nota ufficiale Open Fiber.
Vi è però almeno un retroscena, non sfuggito a Il Sole 24 ore: pare che Cassa Depositi e Prestiti – che detiene il 50% di OF – puntasse a ottenere un nuovo AD, probabilmente Mario Rossetti che alla fine ha ricevuto l'incarico di Chief Financial Officer.
La vicenda non è molto chiara e probabilmente anche marginale: contano i fatti, non i dibattiti sui massimi sistemi. Resta il fatto che tutto ruota intorno alle prospettive di rete unica con TIM. L'AGCOM sta ancora vagliando il progetto, l'AD di TIM Luigi Gubitosi vuole prendere tempo, il Governo spinge per una soluzione a breve termine, Cassa Depositi e Prestiti – ormai vicina al 10% del capitale di Telecom – si prepara a catalizzare il processo strategico che emergerà.
Al momento, stando sempre a Il Sole 24 Ore, vi sarebbero diverse ipotesi sul tavolo. Una punterebbe all'accoglimento di Open Fiber nel progetto Flash Fiber di TIM e Fastweb. Un'altra vedrebbe la fusione delle sole reti in fibra di TIM e OF, escludendo il rame. Un'altra ancora l'incorporazione di Open Fiber in TIM.
In verità sembrano essere le solite proposte che in questi anni tutti gli addetti ai lavori hanno analizzato, criticato o elogiato. La sintesi quindi è che le trattative sono in corso e non è stata ancora individuata una strategia che consenta a tutte le parti di ottenere un vantaggio a medio e lungo termine. Già, perché vi è un'unica certezza, ribadita più volte dagli esperti: una Telecom trasformata in sola società di servizi sarebbe destinata a grandi difficoltà future.