Impressioni d'uso
L'Olympus OM-D E-M5 II si apprezza innanzitutto per le dimensioni compatte, ancora più che per il peso che non è così ridotto come ci si aspetterebbe. Ciò denota una notevole solidità e robustezza, cui si aggiunge la resistenza gli agenti atmosferici avversi. Grazie a questi elementi, la E-M5 II si conferma come un'ottima travel camera. Dotandola di una coppia di zoom della serie PRO, si può portare con se in una borsa relativamente piccola un kit da viaggio in grado di affrontare praticamente tutte le situazioni di ripresa.
La presa è ottimale, la macchina s'impugna bene anche con una sola mano, i comandi sono ben disposti, in leggero rilievo per facilitarne l'individuazione anche senza distogliere lo sguardo dal mirino. Soltanto coloro che non hanno dita propriamente minute potrebbero trovare qualche difficoltà. Inoltre, a voler essere pignoli, con il pollice si può rischiare di muovere inavvertitamente la ghiera posteriore.
Le ampie possibilità di personalizzazione permettono al fotografo di costruirsi il set di comandi come meglio ritiene opportuno.
I sistemi di traguardazione sono all'altezza delle aspettative. Il mirino ad alta risoluzione, che permette di verificare in anteprima tutte le impostazioni prima dello scatto, non è probabilmente il migliore che abbiamo visto (solo perché non è un OLED), ma si tratta comunque di una pregevole unità da 2,36 Mpixel ed ingrandimento 1,48 x, che fornisce innumerevoli informazioni al fotografo in maniera chiara e immediata, compresa l'utilissima livella elettronica, che si intravede dalla seguente foto ravvicinata dell'oculare:
Il monitor posteriore da 7,6 cm di diagonale, di ottima qualità, è totalmente orientabile, ben visibile sotto la luce diretta del sole. Di tipo touch, permette la messa a fuoco al semplice tocco sul punto desiderato. E' possibile anche selezionare e ingrandire con le dita l'area AF.
Il sistema di MENU, invece, non ci ha del tutto convinto. I modi guida ad esso associati, infatti, si sovrappongono parzialmente alle scritte dello stesso, rendendo la visione parzialmente difficoltosa. Anche la grafica non appare particolarmente accattivante, richiederebbe forse un refresh. L'idea evidentemente non è quella di stupire a tutti i costi, ma al contrario si basa su una filosofia più improntata a quella di un prodotto di stampo semi-professionale. Per certi tipi di funzione, o per sfruttare comunque al meglio la macchina, suggeriamo di consultare il manuale d'uso, anche se il fotografo con un minimo di esperienza riuscirà comunque a settare senza problemi i parametri di scatto più comuni senza difficoltà.
Iniziando a scattare, la prima impressione è quella di una macchina versatile e completa, un potente strumento che permette al fotografo di sbizzarrirsi come vuole.
Lo shutter lag dichiarato in full AF con pre-focalizzazione e ottica fissa Olympus da 45 mm è di poco superiore ai 0,1 sec, quindi comparabile con quello delle migliori reflex di ultima generazione. Tuttavia, ci sono stati dei casi (piuttosto rari, a dire il vero…) in cui, al di là dei numeri, un leggero ritardo l'abbiamo percepito. Ad esempio, utilizzando la macchina durante una recita teatrale, dove è fondamentale cogliere l'attimo più espressivo dell'attore, pur premendo l'otturatore esattamente in quel momento, l'immagine registrata era una frazione di secondo in ritardo. Bisogna però pensare che in questo caso il punto di MAF cambiava in continuazione, perché gli attori si spostavano sul palcoscenico.
In alcune foto scattate durante una recita teatrale, abbiamo rilevato un leggero ritardo nell'otturatore dal momento in cui si è premuto il pulsante di scatto per immortalare una determinata espressione a quando l'immagine è stata registrata sulla scheda di memoria
L'autofocus rappresenta una piacevole riconferma delle già ottime prestazioni già riscontrate nelle precedenti mirrorless di casa Olympus.
Con l'obiettivo fornitoci in dotazione, si comporta in modo preciso, veloce ed affidabile su soggetti statici, anche in condizioni di bassa illuminazione e contrasto. Sono davvero poche le situazioni in cui la macchina non riesce a mettere a fuoco, situazioni nelle quali anche le migliori reflex con sistema di MAF a rilevamento di fase potrebbero entrare in crisi.
Con soggetti in rapido movimento, l'affidabilità dei risultati in modalità tracking dipende innanzitutto molto dalla messa a fuoco sul primo fotogramma della sequenza, aspetto non banale, tenuto conto del fatto che quando si lavora nel modo AF-C la MAF continua a variare anche se il soggetto è fermo. Se il primo fotogramma è perfettamente a fuoco e si segue con la macchina il movimento del soggetto, i risultati sono affidabili. Se invece si lascia la macchina ferma e si sfrutta la capacità del sistema AF di rilevare in automatico il movimento dei soggetti, abbiamo verificato che la messa a fuoco può perdere in affidabilità e sganciarsi dal soggetto. Difatti, l'impostazione di default per l'AF continuo ("Rls Priority C") produce un numero elevato di scatti fuori fuoco sul totale di quelli eseguiti. Disabilitando questa funzione dall'apposito menu custom, si ottengono risultati molto migliori. Nel complesso, comunque, non si può proprio dire di rimpiangere i sistemi di MAF delle reflex, anche se definire la Mark II una macchina strettamente pensata per la fotografia d'azione è improprio.
Davvero eccellente il sistema esposimetrico e ampie le possibilità di controllo sulla gamma dinamica.
Non ci ha invece convinto del tutto la fedeltà di riproduzione dei colori utilizzando il bilanciamento del bianco automatico (Auto WB). Vi è infatti la tendenza a produrre immagini con una tonalità di colore calda, che si traduce in una dominante marroncina chiaramente visibile anche negli esempi riportati di seguito, con scatti eseguiti esattamente nelle medesime condizioni. I colori restituiti dalla Sony si avvicinavano molto di più a quelli percepiti in realtà.
Tuttavia, all'Olympus ci informano che è voluta (ed impostata di default) per una migliore resa delle tonalità dell'incarnato nei ritratti. Si può escludere da un apposito menu, tuttavia – pur così facendo – resta sempre questa tendenza che comunque può essere corretta effettuando la regolazione fine del bilanciamento del bianco per ogni modalità.
La qualità delle immagini prodotte dall'OM-D EM-5 Mark II in abbinamento allo Zuiko 12-40 f/2.8 PRO è di altissimo livello, sotto ogni punto di vista. Già in se l'obiettivo offre prestazioni eccellenti – si tratta di uno dei migliori zoom di questa focale provati sino ad ora – e gli eventuali difetti rimanenti, distorsione e aberrazione cromatica, sono compensati in camera scattando in JPEG, con il risultato finale che le immagini appaiono sempre di una notevole nitidezza, ben contrastate, caratterizzate da colori vibranti e con una definizione che pare superiore, visivamente, a quei 16 Mpixel che consente il sensore. Il rumore è particolarmente contenuto per un sensore Micro 4/3 e soltanto sui rossi mostra il suo lato debole. Osservate a tal proposito la seguente immagine, scattata ad ISO 1.600.
In condizioni di scarsa luce ambientale, quando la distanza soggetto-fotocamera lo consente, è possibile utilizzare il lampeggiatore esterno, fornito di serie ma non è integrato nella macchina.
Si tratta di un'unità di dimensioni compatte, con la testa rotabile e inclinabile per sfruttare la riflessione di eventuali superfici bianche poste in prossimità. Il numero guida è pari a 12,9 a ISO 200 e la velocità di sincronizzazione variabile fra 1/250 e 1/8000 sec. in modalità Super FP. Nulla da eccepire sul suo funzionamento e la sua efficacia, a parte il maggior tempo necessario a montarlo rispetto ai flash integrati, che potrebbe in qualche caso far perdere l'attimo fuggente.
Fra i vari aspetti in cui la nuova CSC Olympus risulta vincente rispetto ai concorrenti è la modalità movie. Riprendere video con uno stabilizzatore come quello della OM-D E-M5 II è davvero un altro mondo, un'esperienza tutta da provare. Ma non è solo lo stabilizzatore a rendere questa fotocamera particolarmente interessante da questo punto di vista. L'autofocus progressivo, veloce e silenzioso fa la sua parte; il sistema di rilevamento a contrasto qualche volta comporta delle perdite momentanee del fuoco (vedere Video 3), ma rientrano nella media fra le macchine che abbiamo provato sinora. Il peso relativamente contenuto, il mirino elettronico ad alta definizione, la possibilità di variare a proprio piacimento i parametri di ripresa facilitano la vita ai videomaker che potranno contare su un arsenale di funzioni completo. Macchine con sensore più grande, come le full frame, permettono certo uno sfocato ben diverso, una "pasta" cinematografica che una mirrorless Micro 4/3 non riesce a restituire e un superiore controllo del rumore in condizioni di luce sfavorevoli. Tuttavia, per uso generico questa E-M5 II risulta davvero appagante. L'unica cosa che abbiamo notato durante l'uso prolungato (parliamo di oltre 40 minuti di ripresa) è una certa, inevitabile, tendenza al surriscaldamento del fondello. Casi d'utilizzo così intensivo non sono però frequenti… La risoluzione 4 k non è supportata, ma non troviamo tale lacuna così rilevante, tenuto conto di ciò che comporta un flusso dati da 100 MB/s in MPEG in termini di occupazione di memoria e richiesta di risorse da parte del PC.
Da ultimo, piacevolmente elevata la durata della batteria! Circa 450 scatti sono facilmente raggiungibili, più 4 filmati della lunghezza di qualche minuto ciascuno.