"Non c'è modo che gli Stati Uniti possano schiacciarci", ha confermato ieri il fondatore di Huawei, Ren Zhengfei, alla BBC. "Il mondo non può lasciarci perché siamo i più avanzati, anche se persuadessero più Paesi a non usarci temporaneamente, possiamo sempre ridimensionare un po' le cose". La difesa mediatica del colosso cinese è partita. Fino ad ora Huawei si era limitata a brevi note stampa che ribadivano l'estraneità da ogni operazione di boicottaggio, spionaggio o legame con il Governo cinese.
Ren Zhengfei ha deciso di contrattaccare, in guanti di velluto. "Dato che gli Stati Uniti continuano ad attaccarci e a cercarci difetti, questo ci ha stimolato a migliorare i nostri prodotti e servizi", ha sottolineato. "Se la luce si spegnerà in Occidente, brillerà in Oriente. E se il nord diventa buio, ci sarà il sud. L'America non rappresenta il mondo".
La strategia è chiara. Anche se gli Stati Uniti andranno avanti nella loro operazione di moral suasion internazionale, Huawei continuerà a presidiare gli altri Paesi. Ad esempio nel Regno Unito si prevede una decisione governativa definitiva sulle forniture estere legate alla 5G entro marzo/aprile: in caso di divieto l'azienda non smetterà di investire, anzi aumenterà il suo impegno. "Investiremo anche di più nel Regno Unito. Perché se gli Stati Uniti non hanno fiducia in noi, allora noi sposteremo gli investimenti da loro al Regno Unito in una proporzione più grande", ha assicurato il patron di Huawei. Per altro proprio in questi giorni alcune fonti avrebbero confermato al Financial Times che nell'ultimo rapporto interno del National Cyber Security Centre (NCSC) inglese è emersa la possibilità di non far scattare divieti totali, ma solo su alcune apparecchiature critiche di rete.
E per quanto riguarda la figlia, la direttrice finanziaria Meng Wanzhou arrestata in Canada e a rischio di estradizione negli Stati Uniti, Ren Zhengfei è cristallino nella sua posizione. "Questo tipo di azioni motivate dalla politica non è accettabile. Agli Stati Uniti piace sanzionare gli altri, quando c'è un problema, usano questi metodi combattivi. Ci opponiamo a questo. Ma ora che abbiamo intrapreso questa strada lasceremo che i tribunali risolvano il problema".
La sintesi è che hanno sbagliato obiettivo e sbaglierebbero anche se arrestassero il fondatore, perché "l'azienda ha stabilito metodi e procedure" e nulla è legato al singolo, la traiettoria dell'azienda sarebbe la stessa.
Nel frattempo in Italia, dopo le indiscrezioni sulla possibilità di un divieto alle forniture 5G di Huawei - poi negata dal MISE, c'è stato l'incontro tra l'ambasciatore statunitense Lewis Eisenberg e il vice-premier Luigi Di Maio. Ieri, secondo più fonti stampa, vi sarebbe fra gli argomenti sarebbe stato toccato anche quello dei rischi legati alle forniture di rete 5G. Di Maio avrebbe assicurato l'adozione di un decreto ministeriale che a breve dovrebbe istituire presso il MISE una struttura di sicurezza nazionale dedita al controllo delle informazioni sulla rete di nuova generazione. I dettagli al riguardo però non sono stati ancora diffusi.