Qualche giorno fa un NFT è apparso misteriosamente sul sito ufficiale di Banksy, il noto quanto inafferrabile artista di street art inglese, con a corredo un link a un'asta su OpenSea, dov'è stato rapidamente venduto per 338.000 dollari. Peccato che il tutto non fosse altro che una truffa e l'NFT un falso.
Fortunatamente per l'investitore tutto si è risolto bene, visto che l'hacker, che aveva organizzato la truffa e probabilmente manomesso il sito ufficiale di Banksy dove l'opera all'asta era apparsa, ha deciso di restituire l'intero importo, ad eccezione dei costi di transazione. Tutto è avvenuto comunque molto in fretta, anche se il truffato, un collezionista trentenne che vuol restare anonimo, si era già insospettito quando l'asta si era conclusa all'improvviso dopo il suo rilancio, superiore del 90% alle somme fino a quel momento proposte.
Il vero Banksy non ha mai tokenizzato la sua arte, ovvero non ha mai associato una sua opera a un codice univoco generato all'interno di una blockchain. Lo scorso marzo però, un gruppo di investitori e trader blockchain ha acquistato l'opera d'arte parzialmente distrutta "Morons" per 95.000 dollari dopo che la sua autenticità era stata verificata da Pest Control, l'organismo di autenticazione dell'artista, riuscendo poi a rivenderne l'NFT, sempre sulla piattaforma OpenSea, per 382.000 dollari.
A febbraio scorso inoltre, un artista che si fa chiamare Pest Supply, quindi con un nome che fa direttamente riferimento ad organizzazioni legate a Banks, ha venduto NFT creati nello stile graffiti-stencil di Banky per 447 ethereum, pari a 900.000 dollari, sui mercati NFT OpenSea e Rarible. Sebbene molti inizialmente ipotizzarono che Pest Supply potesse essere Banksy stesso poiché lo stile artistico è quasi identico e i titoli del suo lavoro, incluso il nome utente Pest Control, fanno riferimenti inequivocabili a Banky, Pest Supply non ha mai esplicitamente affermato di essere Banksy stesso.