Google dovrà pagare una multa di 25mila dollari per aver ''deliberatamente ostacolato e ritardato'' le indagini sulla raccolta dati effettuata da Street View. La multa, che ovviamente ha valore simbolico, è stata comminata dalla Federal Communications Commission, che stava indagando su un caso risalente all'aprile del 2010, quando si era scoperto che le Google Car legate al servizio dell'azienda di Moutain View raccoglievano anche dati sulle reti Wi-Fi private, oltre alle immagini a 360 gradi delle strade.
Google Street View
Le autorità americane non avevano sospeso formalmente le indagini e, stando a quanto riportato oggi dal New York Times, Google è stata bacchettata perché nei due anni di indagini ha "ripetutamente omesso di rispondere alle richieste di informazioni e si è rifiutata di identificare i dipendenti coinvolti, decidendo unilateralmente che farlo sarebbe stato inutile".
Nella relazione conclusiva, infatti, l'agenzia governativa ironizza sul fatto che "nonostante Google sia uno dei leader mondiali nella ricerca digitale, ha sostenuto che la ricerca fra le mail dei propri dipendenti sarebbe un compito lungo e gravoso".
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Un portavoce della casa di Mountain View ha commentato la "multina" respingendo le accuse e spiegando di avere "lavorato in buona fede con la FCC per tutta la durata delle indagini".
In realtà la decisione della FCC non fa che certificare in via ufficiale che Google non ha fatto nulla di illegale, grazie al fatto che le informazioni prelevate accidentalmente erano a disposizione su reti non protette. La multa ridicola è quindi un tributo alla buona fede dell'azienda per avere ammesso subito l'errore ed essersi scusata, e un ammonimento agli utenti di proteggere le proprie reti.
Da precisare che Google è ancora in possesso dei dati prelevati illegalmente, ma ha assicurato di non averli mai guardati e usati nei suoi prodotti o servizi. Aveva assicurato che li avrebbe cancellati una volta che le autorità avessero dato il nulla osta. Le autorità europee e canadesi che avevano esaminato i dati raccolti prelevati nei rispettivi Paesi avevano spiegato che includevano messaggi di posta elettronica completi, messaggi istantanei, sessioni di chat, carteggi tra amanti e indirizzi web che rivelavano l'orientamento sessuale e altre informazioni strettamente personali.