Molti vogliono il lavoro in remoto e lo stipendio pieno, ma non tutti

Molti lavoratori desiderano il lavoro remoto senza perdere stipendio, ma una percentuale significativa è disposta a compromessi economici per benefici quali la flessibilità e il risparmio.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Quasi la metà degli intervistati, pari al 45%, desidera lavorare in remoto senza alcuna riduzione dello stipendio. Più del 30% tuttavia sarebbero disposti ad accettare una riduzione del compenso, ma di questi il 66% non andrebbe oltre il 10%. 

Questi sono i dati emersi da un recente sondaggio che abbiamo proposto ai lettori di Tom’s Hardware, e che prendeva piede da un’indagine simil svoltasi negli Stati Uniti. Emerge tra l’altro una differenza interessante, visto che negli USA il 63% delle persone, circa il doppio, si è detta disposta ad accettare una riduzione del compenso in cambio di poter lavorare in remoto. 

Molti ritengono che i compensi attuali siano già più bassi di quanto dovrebbero essere; e si aggiunge il fatto che con il lavoro remoto le aziende già ottengono risparmi notevoli, potendo rinunciare a parte delle strutture o riducendo le spese di climatizzazione. Per molte, ad esempio, c’è la possibilità di disdire l’affitto esistente e prendere un posto più piccolo - o addirittura nessun posto. 

Ma se c’è un 45% di lavoratori che non accetterebbe la “proposta indecente”, esiste anche un 32% di intervistati che invece sarebbe pronto a prenderlo in considerazione. Di questi, la maggior parte (66%) non andrebbe oltre il 10%, ma esiste anche una minoranza (il 5% del totale e il 14% dei possibilisti) che rinuncerebbe al 30% del compenso. 

I dati ci dicono che in Italia c’è una gran voglia di lavoro a distanza, che spesso significa una qualità della vita migliore; facendo le stesse ore di lavoro - ammesso e non concesso che il modello orario possa funzionare - si guadagna il tempo di trasporto, che non è male. Per alcuni si risparmia i costi di viaggio (auto o mezzi pubblici, pasti fuori casa) e questo fatto di per sé potrebbe rendere accettabile la riduzione del compenso. 

Con la pandemia abbiamo imparato che, anche in Italia, ci sono moltissime mansioni per cui il lavoro remoto può funzionare, garantendo la stessa o una migliore produttività e un miglioramento di tutte le altre condizioni. Esistono ancora molte sacche di resistenza, naturalmente, e un cambiamento così profondo non può avvenire da un giorno all’altro. 

Sembra evidente però che andiamo verso un mondo dove l’ufficio moderno non esiste più: questo luogo di lavoro esiste da millenni, ma nella forma attuale ha una storia relativamente breve. L’ufficio è anche uno degli elementi su cui si basa il sistema economico globale, e quindi il potenziale cambiamento potrebbe essere qualcosa di molto più profondo e radicale di un semplice io lavoro da casa. 

In ogni caso, se state per passare allo smart working, vi serva un bel computer portatile e probabilmente una delle migliori webcam.

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