TH: Nel documentario si dice che il GPS dei cellulari è stato introdotto per creare dispositivi di spionaggio più efficaci.
JK: Quella del GPS è una barzelletta. La maggior parte dei metodi di spionaggio illecito usano le onde radio per individuare la SIM, in maniera simile a come si cerca la scatola nera di un aereo precipitato. Non c'è bisogno del GPS, ci sono metodi migliori e più semplici.
TH: Insomma, è possibile che qualcuno ci tenga d'occhio usando il nostro cellulare?
JK: Il cellulare si presta ad essere spiato, per la sua funzione di localizzazione integrata, che permette di leggere sul display l'antenna a cui siamo collegati. Però "loro" non possono accedere a queste informazioni: tanto per cominciare ci vuole un ordine giudiziario per accedere ai dati di delocalizzazione, e di certo non funziona come nei film, con la mappa a schermo e il puntino luminoso che si muove lungo le strade. Nessuno può ottenere una precisione del genere, non è possibile.
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Quello che si può fare è tracciare le torri a cui il telefono si aggancia mano a mano che si sposta, e usare i dati per triangolarne la posizione. Ci abbiamo provato, dopo aver ottenuto il permesso di un giudice, ma proprio non funziona. Al massimo, con molta fortuna, si può ridurre il margine d'errore entro un paio d'isolati. Probabilmente i militari hanno dispositivi segreti più precisi, ma non sono certo nelle mani delle autorità civili, che a loro volta devono rispettare numerose leggi che difendono la nostra riservatezza. Quel tipo di tecnologie è semplicemente proibito, per gli usi civili.
TH: anche dopo le leggi varate come reazione all'11 settembre?
JK: Si è trattato di un'onda passeggera. Un'enorme minaccia per un po', sembrava che tutta la nostra vita dovesse essere appesa alla finestra, in nome della sicurezza nazionale. Ma poi sono arrivati diversi gruppi a mettere in discussione l'argomento, come la EFF. Grazie a loro ci siamo fermati a riflettere sul valore della privacy, anche in un momento critico, e sono stati fatti degli importanti passi indietro. Oggi le autorità non hanno solo dei limiti tecnici, ma devono ottenere il mandato di un giudice prima di monitorare un cellulare. Figuriamoci se può farlo uno qualsiasi con un computer davanti.
Gli operatori non daranno le informazioni alla polizia senza l'autorizzazione di un giudice e, ad oggi, il controllo telefonico è uno dei temi più delicati, sul quale i magistrati fanno molta attenzione. Il telefono, per ora, è ancora relativamente privato.