Sulla presenza dell'acqua su Marte ci hai imbastito tutta una quadrilogia. Dopo l'ufficializzazione della notizia da parte della NASA molti scienziati dell'ASI e del CNR mi hanno spiegato che in realtà era un fatto che si conosceva da tempo. Quindi quello che hai messo in Deserto Rosso non è immaginazione ma attinenza alla realtà.
La notizia di questi ruscelli stagionali risale al 2011, ma in realtà si era ipotizzato che queste striature sui monti fossero da ricondurre ad acqua addirittura nel 2001. Proprio il dottor Zubrin aveva pubblicato il link a uno studio del 2001 di uno scienziato che mostrava le immagini di queste striature stagionali e che teorizzava fra le varie ipotesi che si trattasse di acqua.
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La NASA potrebbe aver sfruttato l'imminente uscita di The Martian per dare risonanza alla notizia nel momento in cui il pubblico era maggiormente interessato a Marte e quindi era più pronto a recepirla.
Hai fatto diventare Anna Persson – la protagonista della quadrilogia di Deserto Rosso – una persona reale, almeno nella sua forma digitale, e l'hai mandata al cinema a vedere The Martian. Cosa ne pensa lei, che su Marte ha vissuto avventure e incontri che vanno oltre l'esperienza di Mark Watney?
Ho letto il libro quando era in self publishing anni fa e mi era piaciuto molto. È un bellissimo libro, mi sono divertita tantissimo a leggerlo ed è bello per chi come me è appassionato di questo tipo di fantascienza. Ci sguazzavo nei calcoli di Mark Watney.
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Dopo Marte che progetti futuri hai per i tuoi libri?
Il prossimo libro sarà di nuovo legato a Marte e rientra nel filone di Deserto Rosso. Tra le varie idee che ho in mente ce n'è una che non è proprio spaziale perché ambientata sulla Terra ma ci sono gli alieni, che hanno già una presenza importante in Deserto Rosso e in Per caso.
Poi ho in mente un'avventura in orbita, ma non una copia di Gravity, che vedrà coinvolti un po' di personaggi del ciclo dell'Aurora (Deserto Rosso, N.d.R.).
Quanto credi davvero all'esistenza di forme di vita aliene? Nei tuoi libri ricorrono spesso, sotto forme diverse ma sono una presenza importante.
Penso che la vita aliena esista per una questione puramente probabilistica e statistica. Secondo l'astrobiologia le probabilità che esitano vite aliene è altissima, e se noi esistiamo significa che non è improbabile che esistano altre forme di vita.
Il problema è se avremo mai contatti con gli alieni. Io credo che non abbiamo ancora avuto nessun contatto, e non penso che ne avremo nei tempi della nostra vita. Le probabilità che specie così intelligenti da riconoscersi e riconoscerci si incontrino (quindi siano contemporanee) è talmente bassa che sono portata a pensare che siano prossime allo zero. C'è sempre una probabilità infinitesimale, ma io ne dubito fortemente. Ma stiamo parlando di vite aliene evolute.
Se parliamo di forme di vita microscopiche e molto semplici allora io credo che sia molto probabile che esistano nel Sistema Solare. Del resto una forma di vita vivente che non si è sviluppata sul nostro pianeta è per definizione aliena. Peniamo per esempio agli oceani di Encelado ed Europa: laddove c'è acqua è molto probabile che ci sia vita, l'insieme delle reazioni chimiche che portano alla formazione delle forme di vita più semplici e delle molecole biologiche non è una cosa tanto rara. Non escluso che dove ci siano oceani sotto ai ghiacci ci possano essere forme di vita molto semplici che vivono in condizioni estreme.
Finché non andremo lì a vedere non ne avremo conferma. E anche andando lì non sarà facile individuarle: le lune di cui stiamo parlando non sono così piccole e non sappiamo neanche bene che cosa dobbiamo cercare perché il nostro concetto di vita non è detto che sia uguale a quello che ci potrebbe essere su un altro corpo celeste.
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Nel tuo ultimo libro i protagonisti sono in lotta con una razza aliena. In che modo la fantascienza, per te, è strumento per raccontare la relazione con l'Altro?
Io uso gli alieni un po' come una metafora per le differenze fra gli esseri umani. In Per caso volendo si possono leggere i conflitti fra umani e alieni come conflitti fra fazioni umane, ciascuna legata a proprie ideologie e da cui non riesce a uscire. Il singolo potrebbe trovare il punto d'incontro, ma alla fin fine resta la domanda "fino a che punto ci si può fidare del nemico/amico?".
Anche fra esseri umani diverse ideologie portano a guerre, e spesso vengono portate avanti per generazioni tanto che chi sta combattendo oggi magari lo fa per posizioni che nemmeno gli appartengono, dato che è nato quando la guerra era in corso da decenni. Il risultato è che si trascina l'eredità di una posizione che non si comprende fino in fondo.
Mars One: avvincente progetto che ti attira o bufala?
Il principio di Mars One non è una cosa né nuova né fuori da mondo perché sono gli stessi principi di cui parla Mars Society da decenni. Il punto è che andare su Marte è tanto dispendioso, il viaggio di andata e ritorno è molto pericoloso per via dell'esposizione alle radiazioni, allora perché tornare? Andiamo e rimaniamoci e colonizziamo questo pianeta.
Però se l'idea è buona dal punto di vista pratico ci sono delle problematiche. Le tecnologie esistono ma mancano i soldi per realizzarle. Il meccanismo di crowdfunding per il finanziamento è un modo per attirare l'attenzione globale e sensibilizzare l'opinione pubblica, un po' come la NASA ha fatto con The Martian. Ha funzionato mediaticamente.
È chiaro che se l'idea di partenza è buona si sta trasformando in qualcosa di ingestibile perché chi ha ideato il progetto forse ha fatto male i conti con le basi tecniche. Però se serve per accelerare una missione verso Marte ben venga, è uno stimolo per punzecchiare la NASA.