Fra pochi giorni arriverà in libreria Per caso, la nuova opera di fantascienza di Rita Carla Francesca Monticelli, autrice della quadrilogia Deserto Rosso di cui vi ho parlato in passato. Ho avuto modo di leggerlo in anteprima ma non vi svelerò nulla fino alla pubblicazione. Intanto ne ho approfittato per intervistare questa poliedrica autrice e capire meglio come si scrive un libro di fantascienza, da dove vengono gli spunti scientifici e le idee che rendono un libro davvero interessante.
Abbiamo toccato tanti argomenti, da Marte agli alieni all'editoria italiana: scoprite cosa ci ha raccontato.
Sei una biologa. Come s'imbocca da lì la strada della fantascienza e perché non se ne esce più?
Io amo la fantascienza fin da ragazzina, ancora prima che pensassi di fare la biologa. L'interesse per la scienza e le scienze spaziali è nato in parallelo, per me è difficile distinguere una cosa dall'altra. Più che altro sono diventata biologa quasi per caso perché quando sono arrivata all'università ho vagliato le opzioni e fra quelle che mi piacevano la biologia mi sembrava la più interessante. Sono specializzata in ecologia, che ha molti punti in comune con l'astrobiologia, quindi c'è un collegamento con la passione per le scienze spaziali. Molti aspetti come l'origine della vita, le catene alimentari si studiano in ecologia, che è una disciplina trasversale, per cui passare da lì alla fantascienza con il mio background di libri, serie e film è stato quasi spontaneo.
Fin da ragazzina poi ho sempre scritto, mi piacevano i thriller, le storie alla Tim Burton che ammiro molto, ma volevo scrivere qualcosa di mio, creare un universo tutto mio. Il primo romanzo che ho scritto è l'Isola di Gaia, che come spesso capita poi è stato l'ultimo che ho pubblicato. Già allora avevo smesso di lavorare come biologa e avevo deciso di sostenermi con la scrittura.
Quando ho iniziato a scrivere Deserto Rosso era un esperimento, ispirato dall'invio di Curiosity su Marte. Questo pianeta mi ha sempre affascinato fin dagli anni '90 quando fu spedito Pathfinder sul Pianeta Rosso quindi mi sono messa a leggere i libri di Robert Zubrin, il fondatore di Mars Society, che ha scritto il bellissimo libro First Landing, che dal punto di vista narrativo è un po' scontato, ma ha il merito di raccontare un'avventura molto realistica su Marte che contiene la scienza che esisteva in quel momento.
Da tempo Zubrin afferma che esistono già o comunque sono realizzabili le tecnologie per andare su Marte e che non ci andiamo per una serie di altre problematiche, cioè non si investe in quel campo come si dovrebbe e si ritarda puntando l'attenzione su altre cose, come gli asteroidi.
Con questo libro inoltre volevo sperimentare il self publishing. Volevo fare un racconto, la cosa però mi è sfuggita di mano, i personaggi hanno preso vita, hanno deciso che dovevo continuare e alla fine ci ho lavorato 20 mesi e ne è uscita una quadrilogia.
L'Isola di Gaia | ||
First Landing | ||
Deserto Rosso |
In Deserto rosso si vede molto il lavoro di documentazione
Invece di fare ricerche per scrivere i libri ho sempre letto molti saggi su Marte. Il percorso è un po' inverso, io sento una notizia su Marte che attira la mia attenzione e mi viene in mente un'idea per una storia. Poi attingo molto dal mio background scientifico: sia in Deserto Rosso sia ne L'Isola di Gaia ci sono molti spunti di biologia, da cui attingo a piene mani.
Come si regge il timone di un libro di fantascienza senza andare alla deriva?
Come in tutte le cose ci vuole disciplina. Parte tutto da un'idea scaturita da un libro, un film, una notizia; comincio con il prendere appunti, che è un'attività che può andare avanti molti mesi e non è detto che poterà obbligatoriamente alla stesura di un libro. La prima cosa che faccio è abbozzare un titolo perché il titolo definisce dove voglio andare. Quando la mole di appunti è tale da poterci tirare fuori la scaletta di massima della storia a quel punto di fa sul serio.
Cerco di immaginare alcune scene chiave della storia, scrivo che cosa deve accadere, a questo punto passo alla scrittura. Il mio approccio è un po' legato al cinema, dato che un tempo avrei voluto scrivere sceneggiature e ho letto molti libri su come farle. Per prima cosa immagino come deve finire il libro, poi un inizio, quindi individuo uno, due o più punti in cui la storia subisce una svolta.
Il bello della fantascienza è che la scienza reale offre lo spunto per creare degli elementi della storia, ma tutto il resto lo posso inventare io secondo le regole che stabilisco. Nella storia poi molte idee prendono forma altre vengono messe da parte: come tengo a dire spesso le idee che non prendono forma forse non erano così importanti.
È un processo lungo che si evolve nel tempo; più libri scrivi più diventi bravo a organizzarti, ad essere disciplinato nella fase creativa.