Se siete fra quelli che sognano di andare su Marte, forse è meglio che valutiate l'idea di stare a casa vostra. A parte le radiazioni, il viaggio lungo e difficile e tutto il resto, quello che sta succedendo in questi giorni suggerisce che chi andrà su Marte dovrà fare i conti anche con le tempeste di sabbia. Non eventi circoscritti di qualche ora, ma tempeste globali che durano settimane.
Più guardo le foto che sta inviando il rover Curiosity, più mi convinco che Marte non sia un bel posto. Sul sito NASA si legge che nel giro di poco tempo "la tempesta di polvere marziana è diventata ufficialmente un evento globale", e che nell'occhio del ciclone (ossia ovunque) è quasi buio.
Ok, direte voi, è già successo, non è una novità. L'ultima tempesta "globale" di sabbia su Marte c'è stata nel 2007, cinque anni prima che il rover Curiosity atterrasse nel Cratere Gale, e come sta accadendo in questo momento, anche allora la NASA perse per giorni il contatto con Opportunity. Si registrò un evento simile nel 1971, quando la sonda Mariner 9 della NASA arrivò in orbita attorno a Marte, e per iniziare la mappatura della superficie dovette attendere due mesi per la tempesta di polvere globale che avvolgeva tutto il pianeta.

Insomma, le tempeste globali non sono eventi unici nella storia di Marte, e chi si dovesse trovare lì nel momento sbagliato non avrebbe un posto in cui andare per scansarle. Oltre tutto non durano poco: provate a stare rinchiusi in casa (magari una casa marziana) per due mesi.
Oltre tutto al buio. Nella notizia precedente vi abbiamo parlato di tau, il valore che la NASA usa per misurare la quantità di foschia che blocca la luce solare nell'atmosfera di Marte: all'inizio della tempesta era di 11 tau, l'attuale misurazione fatta da Curiosity è di 8 tau, nel 2007 si era arrivati a un livello di opacità pari a 5,5 tau. Per noi comuni mortali questa roba non vuol dire molto. Sono più esplicative le immagini, come quelle che vi proponiamo qui di seguito:
A conforto ci sono un paio di aspetti di cui tenere conto. Primo, che la strumentazione avanzata del giorno d'oggi consente di prevedere il verificarsi di eventi di questo tipo con un minimo anticipo: il Mars Reconnaissance Orbiter della NASA inviò il 1 giugno i primi dati con le previsioni di quello che sta accadendo ora: non abbastanza per far fagotto e ripartire per la Terra, ma sufficiente per trovare rifugio.
Secondo, il libro L'uomo di Marte e il film The Martian di Ridley Scott furono galeotti per imparare qualcosa sulle tempeste di sabbia marziane. La NASA infatti aveva preso pretesto dalla scena di apertura ideata dallo scrittore Andy Weir per spiegare che gli eventi atmosferici di questo tipo non sono così tremendi come potremmo pensare noi terrestri.
Prima di tutto perché l'atmosfera di Marte è così sottile che anche un forte vento non avrebbe l'effetto distruttivo di un uragano. Anzi, lo scienziato planetario della NASA Michael Smith, che studia le tempeste di polvere planetarie, aveva precisato che la forza di una tempesta di sabbia su Marte non è sufficiente per buttare a terra un uomo.
La percezione del vento per un essere umano in una situazione simile sarebbe quella di "una lieve brezza". Il motivo è che la densità dell'aria marziana è solo l'1 percento di quella della Terra. Sapendo che la forza del vento è legata alla densità atmosferica oltre che alla velocità, i calcoli mostrano che la velocità di una tempesta a 97 Km/h su Marte avrebbe lo stesso effetto di un venticello a 9,6 km/h sulla Terra.
Andare in giro sarebbe comunque problematico, perché la polvere sollevata creerebbe problemi alla vista, oltre a entrare nelle tute spaziali, negli habitat, nei rover e in altre attrezzature. Il fatto è che è molto sottile (le sue particelle hanno dimensioni di 1 micron) ed è elettrostatica. Il rover Curiosity la sta affrontando abbastanza bene perché è alimentato con un piccolo generatore nucleare, Opportunity si affida soli ai pannelli solari per mantenere cariche le sue batterie, e la mancanza di luce ha obbligato i sistemi a entrare in modalità di risparmio energetico e sospendere le comunicazioni. Se un eventuale avamposto umano fosse alimentato a pannelli solari, rischieremmo di fare la proverbiale fine del topo.
Morale: se doveste capitare su Marte durante una tempesta di sabbia non rischiereste di essere sollevati dal vento e trasportati chissà dove. In compenso vivreste per diverse settimane nel semi buio, forse senza corrente e con un freddo cane (durante le notti marziane le temperature possono scendere fino a -143 °C), rinchiusi per evitare che la sabbia vi accechi e vi rovini tutta l'attrezzatura salvavita che su Marte è indispensabile. Che storia!
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