Il ritmo dei licenziamenti negli Stati Uniti ha subito un'impennata nel mese di febbraio, segnalando un potenziale peggioramento del mercato del lavoro di fronte all'attuale inflazione e tassi di interesse elevati. Secondo il report di Challenger, Gray & Christmas, le aziende statunitensi hanno pianificato 84.638 tagli di posti di lavoro nel mese di febbraio, registrando un aumento del 3% rispetto al mese precedente e un notevole balzo del 9% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, rappresentando il più alto totale di licenziamenti per il mese di febbraio dal 2009.
Andy Challenger, vicepresidente senior di Challenger, Gray & Christmas, ha osservato che si sta verificando una persistente ondata di licenziamenti all'inizio del 2024 e l'ha attribuita alla necessità delle aziende di ridurre aggressivamente i costi e di abbracciare le innovazioni tecnologiche. Settori come la tecnologia, la finanza e la produzione industriale hanno subito i maggiori tagli di posti di lavoro, con le aziende del settore tecnologico che hanno perso 12.412 dipendenti e quelle finanziarie ben 26.856.
I tagli nel settore manifatturiero sono aumentati in modo significativo, registrando ben 7.806 licenziamenti, mentre il settore energetico ha visto un aumento del 1,059% nei tagli di posti di lavoro. Anche il settore dell'istruzione si è reso protagonista di un numero considerevole di licenziamenti, con 6.336 posizioni eliminate solo nel mese di febbraio.
Le aziende hanno attribuito i licenziamenti principalmente a ristrutturazioni aziendali e chiusure di punti vendita, oltre alle sfide economiche e di mercato. Tuttavia, è emerso che solo una piccola parte dei tagli di posti di lavoro è stata direttamente attribuita all'intelligenza artificiale, con molte aziende che indicano invece altri "aggiornamenti tecnologici" come motivazione.