"Mark è un bravo ragazzo, ma sono arrabbiato perché il suo essere eccessivamente focalizzato sulla crescita l'ha portato a sacrificare sicurezza e civiltà in favore dei click", musica e parole di Chris Hughes, co-fondatore di Facebook (che lasciò nel 2004 per riprendere gli studi ad Harvard) assieme a Saverin, Moskovitz e allo stesso Zuckerberg.
Hughes, in una lettera aperta pubblicata sul New York Times, ha analizzato la situazione dal suo punto di vista, dicendosi favorevole al cosiddetto "spezzatino", ovvero all'ipotesi di scorporare Instagram e WhatsApp dalla società Facebook, al fine di rendere il settore più competitivo e scongiurare un monopolio che, secondo Hughes, sta facendo più male che bene, non solo al mercato, ma anche ai cittadini. Una posizione, come noto, condivisa anche dalla candidata democratica alle primarie presidenziali degli Stati Uniti, la senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren.
Secondo Hughes, analizzando il mercato si scopre che dal 2011 non è nato alcun nuovo social network e che l'84% del tempo speso sui social trascorre su Facebook. Ma per l'ex co-fondatore il problema va al di là degli aspetti di mercato. Gli algoritmi del News Feed decidono i contenuti che milioni di persone vedono ogni giorno, le sue regole sui contenuti definiscono ciò che può essere considerato come incitamento all'odio e non c'è nessun controllo democratico di questi processi.
Inoltre la proprietà della maggioranza delle azioni della propria azienda garantisce a Zuckerberg una posizione virtualmente inattaccabile e un potere privo di controllo, senza contare l'assenza di agenzie governative dedicate proprio alla supervisione di aziende come Facebook.
"L'influenza di Mark è sconcertante, ben al di là di quella di chiunque altro, sia nel settore privato che governativo", continua Hughes, "e controlla tre delle principali piattaforme social del globo, Facebook, Instagram e WhatsApp […] e può decidere di fermare qualsiasi competitor acquisendolo, bloccandolo o semplicemente copiandolo".
Per il futuro dunque Hughes si augura non solo la segmentazione del colosso di Menlo Park, ma anche la creazione di un'agenzia governativa dedicata alla regolamentazione delle tech company come Facebook, che fissi delle linee guida simili a quelle stilate col GDPR dall'Unione europea.
Inutile dire che Facebook ha prontamente ribattuto alla lettera aperta di Hughes per bocca del vice presidente degli affari e della comunicazione globale, Nick Clegg. "Facebook accetta che il successo si accompagni a grandi responsabilità, ma non si costringe alle proprie responsabilità disgregando una società statunitense di successo", ha detto Clegg a The Verge. "Le tech-society possono essere portate ad affrontare le proprie responsabilità solo attraverso l'introduzione di una nuova regolamentazione del Web, che è quello che chiede anche il CEO Mark Zuckerberg per Facebook, tanto che proprio questa settimana incontrerà diversi capi di governo per favorire il dialogo in questo senso".