Il Consiglio e il Parlamento Europeo hanno raggiunto un accordo preliminare sul testo del nuovo Data Act, il nuovo regolamento che punta a regolare come vengono utilizzati da parte delle grandi aziende tech i dati dei consumatori europei.
Thierry Breton, Commissario per il mercato interno all'Unione Europea, ha definito il nuovo Data Act come "una pietra miliare nel processo di ristrutturazione del mondo digitale" che andrà a creare "una florida economia legata ai dati personali che sia aperta e innovativa - ma che rispetto le nostre condizioni."
In sostanza il nuovo regolamento si impegna a dare agli utenti europei un maggior controllo su quali dati vengono generati quando si utilizzano dei dispositivi connessi a internet; gli utenti avranno modo di accedere a tutti i dati generati dai dispositivi smart, e potranno decidere se condividerli con terze parti oppure no.
Il testo preliminare prevede alcune novità interessanti, come ad esempio la possibilità di spostare i propri dati tra diversi provider di servizi in cloud, nuove misure per promuovere lo sviluppo di nuovi standard di interoperabilità, e nuove regole per consentire agli organi governativi di accedere a determinati dati in caso di emergenze pubbliche. Per contro, sono previsti anche nuovi sistemi di sicurezza che proteggono gli utenti da trasferimenti di dati condotti in modo illegale.
C'è chi teme che questo nuovo regolamento porterà all'inevitabile diffusione di segreti dell'industria tech e non solo, un aspetto che difficilmente queste aziende saranno disposte ad accettare, ma almeno per il momento l'UE non sembra intenzionata ad arretrare su questo aspetto, anche se ciò dovesse risultare in perdite economiche irreparabili per le aziende coinvolte.
Ora non resta che attendere l'approvazione definitiva del Data Act da parte del Consiglio e successivamente da parte del Parlamento Europeo, per poi diventare legge a tutti gli effetti; dopo l'entrata in vigore, le aziende avranno circa 20 mesi di tempo per mettersi in regola - ci vorranno quindi almeno un paio d'anni prima di vedere in azione gli effetti del Data Act.