Prime impressioni: compatta e massiccia
Si può dire che la Leica M (in generale la fotocamera a telemetro) abbia anticipato di molti anni il concetto di mirrorless. Come queste ultime, il sistema a telemetro è infatti privo di specchio e pentaprisma, così le M sono sempre state macchine compatte, e più in particolare sono caratterizzate da un ridotto spessore e tiraggio (distanza tra flangia obiettivo e piano d'immagine). Il ridotto tiraggio consente di progettare ottiche più compatte, così l'intero sistema risulta più maneggevole.
Questo è un aspetto tecnico ben noto, che ha contribuito a decretare il successo della M come fotocamera professionale per il reportage. Ce lo aspettavamo. Quello che non ci aspettavamo, ingannati dalle moderne mirrorless di pari dimensioni, è il peso: oltre 1 chilogrammo tra corpo macchina (680 grammi) e ottica utilizzata (Summilux-M 1:1,4/50mm ASPH, 335 g).
Il corpo è in effetti costituito da una calotta superiore in ottone fresato a partire da un blocco solido, uno chassis pressofuso in lega di magnesio e un fondello ancora in ottone fresato che gli donano una robustezza invidiabile.
Il corpo della M è anche sigillato da guarnizioni contro l'ingresso di pioggia, e la posizione di Leica riguardo alla tropicalizzazione è che "non ci si deve aspettare l'ingresso di acqua nella fotocamera usandola sotto la pioggia leggera". Manca tuttavia una guarnizione all'interfaccia baionetta/obiettivo, presente invece nel caso di molti modelli reflex abbinati a ottiche top di gamma, che può quindi costituire un punto debole per l'ingresso di polvere e umidità.