Legge “anti-pezzotto” e decreto omnibus: come verrà contrastata la pirateria?

La legge anti-pirateria e il decreto omnibus impongono sanzioni severe e obblighi di segnalazione per combattere la diffusione illecita di contenuti online in Italia.

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a cura di Avv. Giuseppe Croari

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Avv. Giuseppe Croari – Dott.ssa Silvia Di Paola

Introduzione alla legge “anti-pezzotto”

Il 4 luglio 2023 è stata promulgata la nuova legge n. 93/2023, intitolata “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della diffusione illecita di contenuti tutelati dal diritto d'autore mediante le reti di comunicazione elettronica”. 

Conosciuta come legge “anti-pezzotto”, questa normativa è stata introdotta a seguito della raccomandazione della Commissione Europea contro la pirateria online (raccomandazione UE 1018/2023), il cui obiettivo principale è inasprire le sanzioni previste dalla legge sul diritto d'autore (L. n. 633/1941) per chi trasmette o utilizza contenuti in streaming illegali (per saperne di più sul diritto d’autore clicca qui).

Il termine “pezzotto” si riferisce a un decoder utilizzato dai pirati informatici per accedere a contenuti a pagamento e trasmetterli gratuitamente, eludendo così l'obbligo di sottoscrivere un abbonamento. Questo fenomeno ha portato a significative perdite per i detentori dei diritti e ha reso necessaria un'azione legislativa più incisiva.

Sanzioni previste dalla legge anti-pezzotto

La legge prevede sanzioni severe, con multe fino a 5.000 euro per chi visualizza “quantità notevoli di opere o di materiali protetti”. Inoltre, chi è coinvolto nel “file sharing” (cioè nella condivisione di contenuti senza diritto) rischia una reclusione da sei mesi a tre anni e multe che variano da 2.582 euro a 15.493 euro. Un aspetto innovativo è l'ampliamento dei poteri dell'AGCOM (Autorità Garante per le Comunicazioni) nel combattere la pirateria online.

Piracy Shield: obblighi di segnalazione per tutti gli intermediari online

La legge introduce il “Piracy Shield”, una piattaforma sviluppata da una start-up e donata dalla Lega Calcio Serie A all'AGCOM. 

Questo sistema consente ai detentori dei diritti di segnalare siti che trasmettono contenuti senza autorizzazione. Quando viene segnalato un indirizzo IP o un dominio, il “Piracy Shield” genera un ticket che, entro 30 minuti, viene inviato agli operatori delle telecomunicazioni per il blocco automatico del sito incriminato. Per evitare errori, è stata creata una whitelist di siti che non possono essere bloccati per motivi di sicurezza nazionale.

A meno di un anno dall’entrata in vigore della legge “anti-pezzotto”, il Governo ha introdotto il decreto omnibus, che include due emendamenti con misure ancora più severe. Il decreto stabilisce che non solo gli Internet Service Provider (ISP), ma anche i fornitori di VPN e Open DNS, devono applicare i blocchi e iscriversi alla piattaforma “Piracy Shield”, indipendentemente dalla loro sede.

Inoltre, il decreto prevede che “chiunque” venga a conoscenza di attività di pirateria e non denunci entro 48 ore sia punito con una reclusione fino a un anno e una sanzione fino a 516 euro. 

Questo implica pesanti responsabilità penali per provider, motori di ricerca e altri intermediari online, obbligando aziende come Google, YouTube, Tim e Fastweb a dotarsi di strumenti per rilevare e segnalare contenuti sospetti (per approfondimenti ulteriori sull’attività di download e streaming online clicca qui).

Ambiguità normativa e rischi di conflitto con il diritto UE

Le misure descritte hanno sollevato preoccupazioni da parte di numerose associazioni, tra cui Asstel, Anitec-Assinform e Assoprovider, che le considerano “sproporzionate”, contestano in particolare l'attribuzione della responsabilità penale a soggetti che, essendo meri intermediari, non sono responsabili della diffusione illecita dei contenuti.

Le associazioni lamentano anche l'assenza di criteri chiari per determinare quando un provider debba segnalare un'attività illecita, oltre al rischio di violare il diritto dell’UE. 

L’obbligo di segnalazione per tutte le aziende che operano in Italia, indipendentemente dalla loro sede, potrebbe infrangere il principio del “country of origin”, che stabilisce che le imprese siano soggette solo alle leggi del Paese in cui sono registrate.

Impatto sul settore e conclusioni

Le nuove disposizioni potrebbero influire sulla qualità dei servizi forniti dagli operatori del settore e sollevano dubbi sulla loro capacità di rispettare tempestivamente gli obblighi di segnalazione. 

In attesa di ulteriori sviluppi, resta da vedere come queste misure influenzeranno concretamente le imprese e il mercato della pirateria online.

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