Lavorare in un ufficio moderno fa male alla salute, colpa della tecnologia

Un interessante studio mette in luce come le tecnologie moderne peggiorino lo stato di salute dei dipendenti che lavorano negli uffici.

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a cura di Marco Pedrani

Caporedattore centrale

Un recente studio ha suggerito che l’uso di tecnologie moderne negli uffici avrebbe un impatto negativo sul benessere dei dipendenti, peggiorando la loro efficienza e produttività. Lo studio è stato condotto dal Thinktank Institute for the Future of Work e si basa su un sondaggio a cui hanno risposto oltre 6.000 persone.

Il sondaggio chiedeva di indicare quali, tra quattro categorie di tecnologie, influenzassero il benessere sul luogo di lavoro: i risultati mettono in luce che l’esposizione a tre di queste categorie tende a peggiorare l’umore dei lavoratori. Si parla, in particolare, di tecnologie come telecamere a circuito chiuso, tracker indossabili, macchine automatizzate, veicoli autonomi, ma anche di intelligenza artificiale e machine learning.

L’unico settore dove i dipendenti si sono detti contenti è quello del ICT: laptop, tablet, telefoni e strumenti di messaggistica in tempo reale, che fanno ormai parte del mondo del lavoro da decenni. A prima vista, sembra che i lavoratori siano influenzati negativamente dagli strumenti di controllo, o da quelli che potrebbero “rubargli il lavoro”, quando in realtà sono implementati unicamente per efficientarlo.

La paura che l’intelligenza artificiale possa rubare il lavoro è decisamente comprensibile, vista l’enorme ondata di licenziamenti a cui abbiamo assistito nell’ultimo periodo nel settore tech. Anche l’automazione meccanica sta avanzando rapidamente, ad esempio BMW ha già annunciato che introdurrà negli impianti di produzione robot umanoidi, che potrebbero facilmente sostituire gli attuali lavoratori, mentre Samsung ha dichiarato di voler creare entro 6 anni fabbriche completamente automatizzate, che non necessitano di intervento umano.

La dottoressa Magdalena Soffia, autrice principale dello studio, ha dichiarato al Guardian che il problema non è necessariamente legato alle nuove tecnologie, ma al modo in cui vengono adottate sul posto di lavoro: “Non vogliamo affermare che esista una sorta di determinismo in ciò che la tecnologia causa in termini di benessere”, ha detto. “Diciamo che dipende davvero dal contesto: da molti fattori strutturali, dalle condizioni ambientali, dal modo in cui è progettata e come viene implementata. Quindi, da molte decisioni umane.”

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