La Serie A vuole fare causa a Google perché non oscura i siti pro-pirateria

Google ostacolerebbe la lotta allo streaming pirata delle partite di calcio, almeno secondo la Lega Serie A che ora sta facendo causa al motore di ricerca.

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a cura di Andrea Maiellano

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La Lega Serie A ha inviato una diffida formale a Google Ireland il 7 ottobre, accusando l'azienda di non rispettare gli obblighi di rimozione tempestiva dei contenuti pirata previsti dalla legge 93/23. La Lega lamenta la mancata collaborazione di Google nel deindicizzare oltre 20.000 siti illegali segnalati attraverso il sistema Piracy Shield dell'AGCOM.

La controversia mette in luce le crescente tensione tra il detentore dei diritti sportivi e il celebre motore di ricerca nella lotta alla pirateria online. Da un lato la Lega Serie A cerca di proteggere il valore dei suoi contenuti premium, dall'altro Google deve, e vuole, bilanciare le richieste di rimozione con la libertà di accesso alle informazioni.

La Lega Serie A è pronta a portare Google in tribunale nel tentativo di ottenere quello che vuole.

Secondo la Lega, Google non sta compiendo abbastanza sforzi per oscurare i link che indirizzerebbero ai "siti pirata" che permettono la visione illegale delle partite. In particolare, viene criticato l'uso di risposte automatiche alle segnalazioni e la presenza di app, considerate illegali, sul Play Store. Il commissario AGCOM Massimo Capitanio ha dichiarato: "Se digitiamo 'streaming' su Google compaiono almeno 20 applicazioni con cui possiamo commettere un reato".

La diffida, di per se, rappresenta già un atto di citazione e una richiesta di indennizzo per le presunte inadempienze di Google nelle prime cinque giornate di campionato e per tutta la stagione precedente. La Lega sostiene che il colosso di Mountain View abbia l'obbligo di far scomparire i siti illegali dai risultati di ricerca, impedendo la reiterazione delle condotte illecite.

La piattaforma Piracy Shield, gestita dall'AGCOM, è al centro della disputa. Questo sistema permette di identificare domini e indirizzi che trasmettono illegalmente le partite. Tuttavia, sono emerse alcune criticità, come il recente blocco temporaneo di Google Drive durante un'operazione anti-VPN, per il quale l'AGCOM ha attribuito la responsabilità a DAZN.

Foto di AnnRos da Pixabay
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Il commissario Capitanio ha sottolineato che Google e Cloudflare non si sono iscritte alla piattaforma Piracy Shield, non comunicando quindi gli indirizzi da inserire nella whitelist. Questo aspetto complica ulteriormente la collaborazione tra le parti nella lotta alla pirateria. 

Tutta questa faccenda sta sollevando moltissimi dubbi sulla regolamentazione dei contenuti online che vuole essere raggiunta in Italia. La Lega Serie A cerca, ovviamente, di proteggere i propri interessi commerciali, ma replicare situazioni come quella avvenuta recentemente con Google Drive, o imporre ai motori di ricerca di non garantire al loro scopo principale (ovvero fa trovare i contenuti ricercati dagli utenti), non è la soluzione ottimale.

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