Avv. Giuseppe Croari – Dott.ssa Ilenia Lanari
Recentemente, il servizio di bike sharing RideMovi a Bologna è stato colpito da un attacco hacker. I malintenzionati hanno utilizzato un'app pirata chiamata "Ride'n Godi" che permetteva di utilizzare le biciclette Mobike gratuitamente, mandando fuori uso l'80% delle 2.000 bici disponibili in città. L'azienda ha lavorato rapidamente per ripristinare il servizio, riuscendo a recuperare il 60% delle biciclette. Tuttavia, molte bici sono ancora disperse e difficili da rintracciare, anche con l'aiuto del Comune e della Polizia. La società assicura che denuncerà chiunque usi l’app pirata.
RideMovi è un’azienda italiana leader nella micromobilità, attualmente attiva in alcuni dei principali paesi europei come Spagna, Portogallo, Germania, Svezia e ovviamente Italia. Attraverso la sua app permette agli utenti di “trovare, sbloccare, girare con il mezzo preferito (Bike, Ebike, Escooter) e parcheggiare in aree pubbliche, dando la libertà di muoversi in modo veloce e conveniente”.
Come si può usufruire del servizio RideMovi
RideMovi permette il noleggio dei propri mezzi attraverso la registrazione di un account personale da parte dell’utente accessibile mediante la sua applicazione.In particolare, una volta effettuato il log-in sul proprio account, i veicoli disponibili RideMovi potranno essere localizzati e successivamente sbloccati attraverso la scansione del codice QR presente sul veicolo scelto.
Come si legge nei termini e condizioni del servizio, presenti su questo sito, il noleggio comincerà a decorrere dal momento dello sblocco del veicolo e terminerà al momento del blocco. A seguito di ogni viaggio (corrispondente al periodo di tempo che va dallo sblocco al blocco del mezzo), verrà addebitato all’utente il costo ad esso relativo secondo le tariffe previste.
Noleggio gratis con l’app pirata ma si rischia una brutta multa
Come indicato in premessa, negli ultimi giorni di giugno, a seguito del lancio dell’app pirata Ride’n Godi, il servizio di RideMovi della città di Bologna ha subito un attacco hacker che ha messo fuori gioco quasi l’80% dei mezzi del capoluogo. Questa applicazione, infatti, ha permesso agli utenti di localizzare e sbloccare i veicoli RideMovi e di noleggiarli gratuitamente.
Quanto accaduto porta nuovamente la nostra attenzione su quello che ormai è un tema cruciale, ossia quello del contrasto alla pirateria e all’utilizzo da parte degli utenti di software pirata, la cui disciplina è contenuta dalla Legge 633 del 1941, sulla Protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio (a proposito della tutela del software ne avevamo parlato qui).
Ai sensi dell’art. 171-bis della stessa, il “software pirata” è un programma non originale o contenuto “in supporti non contrassegnati dalla Società italiana degli autori ed editori (SIAE)”, normalmente scaricabile da fonti non ufficiali e, quindi, in mancanza di una licenza autorizzata dalla software house.
Il software pirata ha quindi le stesse caratteristiche di quello originale, ma solitamente presenta alcune modifiche che permettono all’hacker di utilizzarlo come se fosse già stata inserita la “chiave software”, ossia il codice alfanumerico che, nelle licenze autorizzate, deve essere inserito dall’utente in fase di installazione.
Ciò detto, l’articolo sopra citato prevede che chiunque duplichi - al fine di trarne profitto -, distribuisca, venda o detenga a scopo commerciale o imprenditoriale o, ancora, conceda in locazione un software pirata, è punito con la pena alla reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 2.582 a euro 15.493.
La legge prevede inoltre che ad essere puniti siano anche gli utenti fruitori del software “craccato”: l’art. 174-ter stabilisce infatti una sanzione amministrativa pari ad euro 154 per ogni violazione e le sanzioni accessorie della confisca del materiale e della pubblicazione del provvedimento su un giornale quotidiano a diffusione nazionale; sanzione che, in caso di recidiva, viene aumentata ad euro 5.000. Queste sanzioni, già elevate, prescindono dal periodo di detenzione del software: infatti, anche l’installazione temporanea è illegale.
Cybersecurity aziendale e cause di hackeraggio
Episodi come quello sopra narrato evidenziano come, nonostante dal punto di vista normativo ci siano precise disposizioni volte a punire le condotte illecite di duplicazione e detenzione di software pirata, dal punto di vista pratico però sussistano delle criticità: infatti, all’inadeguatezza dei sistemi di cybersecurity di alcune aziende, inadatti a fronteggiare la proliferazione e l’utilizzo indiscriminato di software non originali, si accompagna una lenta attivazione delle autorità, spesso inclini a non sanzionare gli utenti fruitori di questi software.
Ti segnaliamo il seguente articolo per essere sempre pronti ad eventuali data breach e attacchi hacker: Data breach e attacchi informatici: come comportarsi
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