La missione OSIRIS-REx è partita nel 2016 con l’obiettivo di riportare sulla terra materiale di un asteriode. Nelle scorse ore la missione si è conclusa e la capsula, contenente diverse centiania di grammi di materiale, è rientrata sulla Terra.
La speranza dei ricercatori e degli scienziati è che quanto raccolto aiuti a capire meglio le prime fasi del sistema solare. "La NASA investe in missioni su corpi minori come OSIRIS-REx per esplorare la ricca popolazione di asteroidi nel nostro sistema solare che possono darci indizi su come il sistema solare si è formato ed evoluto", ha dichiarato Melissa Morris, responsabile del programma OSIRIS-REx, in una panoramica sulla missione. "È la nostra stessa storia d'origine."
"Per orbitare attorno a Bennu [l’asteroide, ndr] e per atterrare e raccogliere il nostro campione serve una navigazione davvero precisa, eravamo a meno di un metro dal nostro obiettivo", ha detto Sandra Freund, responsabile del programma OSIRIS-REx, in una panoramica pre-atterraggio.
La capsula è atterrata nel deserto dello Utah ed è stata recuperata con un elicottero. Verranno inizialmente rimosse le parti più ingombranti, come il retro, quindi l’interno verrà riempito di azoto per proteggere il materiale raccolto ed evitare che l’atmosfera terrestre lo intacchi. I campioni saranno inviati al Johnson Space Center a Houston, in Texas, dove verranno analizzati.
"Siamo molto interessati alla chimica molecolare organica tracciabile", ha dichiarato a The Verge Dante Lauretta, investigatore principale di OSIRIS-REx. "Vogliamo davvero capire se le cose utilizzate nella biologia oggi, come gli aminoacidi che compongono le proteine e gli acidi nucleici che compongono i nostri geni, sono stati formati in antichi corpi asteroidali e consegnati sulla Terra dallo spazio esterno."
OSIRIS-REx è la prima missione della nasa a riportare campioni da un asteroide, ma non è la prima in assoluto: in passato infatti l’agenzia spaziale giapponese JAXA lo aveva già fatto con le missioni Hayabusa e Hayabusa 2. La grossa differenza sta nel fatto che Hayabusa 2 riportò sulla terra, nel 2020, circa 5 grammi di materiale; OSIRIS-REx ha raccolto la bellezza di 250 grammi di campioni, che permetteranno di fare molte più ricerche, specialmente se si tratta di trovare piccole quantità di materiali tracciabili.
"Non tutti gli asteroidi sono uguali", ha detto Lauretta, che fa anche parte del team Hayabusa 2 e che considera le due missioni complementari, non concorrenti. I due asteroidi hanno forma simile ma sono diversi nell’aspetto (Ryugu, quello della missione Hayabusa 2, è rosso, mentre Bennu è blu) e gli scienziati non hanno chiaro perché; analizzando i campioni di entrambi sperano di comprendere meglio cos’hanno in comune e in cosa differiscono.
Gli scienziati stanno studiando gli asteroidi per un motivo semplice: racchiudono i “segreti” della nascita del sistema solare. Lauretta afferma infatti che "Gli asteroidi risalgono a circa 500 milioni di anni prima rispetto alle rocce più antiche sulla Terra. Quindi, come geologo, voglio tornare indietro fino all'inizio. E la cosa divertente è che, quando guardi gli asteroidi, torni letteralmente all'inizio del sistema solare."
Ora che la capsula OSIRIS-REx è rientrata, la sua navicella ha una nuova missione: dirigersi verso l’asteroide Apophis, uno dei più famosi, che si avvicinerà alla terra nei prossimi anni. La navicella non potrà raccogliere altri campioni, ma potrà studiarlo.
"Nel 2029, ad aprile, Apophis volerà entro 30.000 chilometri dalla superficie della Terra, che è circa l'altitudine a cui orbitano i nostri satelliti meteorologici", ha detto Lauretta. "È il più grande e il più vicino passaggio ravvicinato di un asteroide da mille anni a questa parte."