La maggior parte delle fake news viene diffusa da un piccolo gruppo di persone: ecco chi sono

Un piccolo gruppo di "supersharers" è responsabile della diffusione della maggior parte delle fake news: ecco di chi si tratta.

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a cura di Giulia Serena

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Un recente studio pubblicicato sulla rivista Science rivela l'esistenza di un piccolo gruppo di "supersharing", responsabili della diffusione della maggior parte delle notizie false durante le elezioni americane del 2020. Analizzando i dati relativi a 660.000 utenti statunitensi reali e verificati sulla piattaforma X, gli scienziati hanno scoperto che circa 2.000 utenti hanno condiviso l'80% delle informazioni errate circolate in quel periodo.

Questi utenti, maggiormente rappresentati da donne bianche, repubblicane, con un'età media di 58 anni e residenti in stati conservatori come Florida, Texas e Arizona, mostrano un'attività sorprendentemente elevata sui social media. Ben uno su venti tra gli utenti di X analizzati seguiva questi profili superattivi, conferendo a questi ultimi un'influenza notevole nell'ambiente digitale.

Da quanto emerge dallo studio, il comportamento di questi supersharers non sembra essere frutto di automatismi o di un piano di disinformazione coordinato. Al contrario, i ricercatori hanno individuato una modalità quasi ossessiva nella gestione delle informazioni false: queste persone, infatti, si dedicano a cliccare ripetutamente su retweet, contribuendo così massivamente alla diffusione di notizie fasulle.

Briony Swire-Thompson, psicologa all'Università Northeastern e coautrice dello studio, ha espresso sorpresa nel constatare la natura manuale di questo fenomeno. La scoperta suggerisce una frattura nel modo in cui le notizie false vengono prodotte, condivise e consumate, rappresentando un processo corrosivo che disturba l'ecosistema informativo di una porzione della società.

Nir Grinberg, coautore dello studio e scienziato sociale computazionale presso l'Università Ben-Gurion del Negev in Israele, ha evidenziato come questa tendenza non sia un tentativo isolato di influenzare le elezioni, ma piuttosto un processo sociotecnico di lungo periodo che continua a minare la qualità dell'informazione a disposizione del pubblico.

Sebbene sia stato realizzato negli Stati Uniti, questo studio offre uno spunto cruciale per comprendere e affrontare le dinamiche della disinformazione online in tutto il mondo. Il fenomeno delle notizie false rimane, infatti, un tema caldo, come testimoniato anche da recenti incidenti in cui articoli generati da intelligenza artificiale hanno creato confusione sul piano reale. 

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