La Legge-bavaglio spaventa ancora: ecco perché

La commissione Giustizia della Camera ha accolto l'emendamento Cassinelli che prevede l'obbligo di rettifica online solo per le testate registrate. Questo non vuol dire affatto che blog e siti satirici siano salvi: preoccupa ancora la modalità di valutazione della lesività dei contenuti.

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a cura di Dario D'Elia

L'Italia non si è ancora liberata del rischio di censura online, come vorrebbero far credere i media. Ieri la commissione Giustizia della Camera ha approvato una serie di emendamenti della legge sulle intercettazioni che hanno costretto la relatrice Giulia Bongiorno a compiere un passo indietro. Senza entrare nel merito politico, poiché questa testata si occupa di altro, continuiamo a mantenere dritto il timone concentrandoci sul comma 29 che riguarda l'obbligo di rettifica online.

La relatrice Buongiorno si arrende

L'onorevole Cassinelli ieri esultava per essere riuscito a convincere il comitato dei nove ad approvare il suo emendamento, che prevede l'obbligo di rettifica online solo per le testate registrate. "Rilevo con grande piacere che il voto del comitato è stato quasi unanime: solamente l'Italia dei Valori, infatti, se ne è inspiegabilmente discostata", ha dichiarato. Si tratta a suo parere di "un nuovo, importante passo in avanti verso la rimozione di una norma che avrebbe creato problemi e pericoli per il Web italiano".

Sostanzialmente la Legge obbligherà alla rettifica (entro 48 ore) solo ed esclusivamente le testate online regolarmente registrate. In pratica Cassinelli sostiene che si tratti dell'estensione di un obbligo già previsto per la carta stampata. La questione però genera perplessità. 

La prima criticità riguarda la discriminante della registrazione, che ovviamente non esclude a priori blog e siti satirici. E poi detta tutta essere o meno registrati come testata online presso il tribunale è una scelta oggi che esula dalle valutazioni fatte nel 1948 – quando venne approvata la Legge sull'editoria. Il tutto considerando che il reato di diffamazione può essere perseguito online e offline, da sempre.

Continua la protesta in piazza

Insomma, continua a preoccupare la modalità di valutazione della lesività dei contenuti, come faceva giustamente notare ieri Wikipedia Italia, dato che "non viene rimessa a un Giudice terzo e imparziale, ma unicamente all'opinione del soggetto che si presume danneggiato".

"Rispetto ai propositi iniziali della maggioranza, è così garantita una forte riduzione, almeno del 95%, dei soggetti ai quali sarà applicata la norma", ha dichiarato Roberto Zaccaria del Pd. Di diverso avviso l'Idv. "Giù le mani dalla rete", ribadisce Federico Palomba che con Antonio Di Pietro ha proposto un subemendamento "per sopprimere ogni riferimento al Web, che è uno straordinario strumento di democrazia e conoscenza e va tutelato". 

"Vanno tutelate in particolare le piccole testate, se c'è diffamazione si può agire penalmente, non occorre imporre la cancellazione del contenuto". 

A questo punto non resta che sperare che torni il sereno in commissione, poiché dopo lo strappo della Buongiorno il rischio è che la prossima settimana il Governo blindi la legge con la fiducia. E a quel punto addio emendamenti illuminati (dell'ultima ora).

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