Una discussione accesa, governo contro Google
I rappresentanti USA hanno tuttavia deciso di dare ascolto, almeno formalmente, alle voci che si oppongono al SOPA. Hanno infatti ricevuto una lettera firmata da molte grandi aziende che operano online, con Google a fare da capocordata - e poi Facebook, Twitter, eBay, LinkedIn, Yahoo, AOL, Zynga, e come già detto Mozilla. Dal gruppo, almeno per ora, mancano alcuni nomi importanti, a cominciare da Apple e Microsoft. Mozilla ha addirittura creato una campagna online, inoltre, abbinata al logo dell'azienda censurato.
I firmatari della lettera al congresso
"Un aspetto merita speciale attenzione. Siamo preoccupati dal fatto che questa legge scritta in questo modo metterebbe seriamente in discussione il meccanismo che il Congresso creò con il Digital Millenium Copyright Act (DMCA) per offrire un porto sicuro alle compagnie internet che agiscono in buona fede per rimuovere il contenuto illegittimo dai loro siti. (Questo porto sicuro) è stato un punto di riferimento per l'industria legata a Internet e offre certezze agli innovatori con idee per la creazione, la ricerca, la discussione e la condivisione d'informazioni legali online", si legge nella lettera mandata ai legislatori (PDF).
Dopo la lettera c'è stata una consultazione pubblica, il cui scopo in teoria era ascoltare tutte le voci interessate. Solo Katherine Oyama, avvocato di Google, ha però avuto la possibilità di esprimersi pubblicamente (qui la sua testimonianza), mentre a tutti gli altri è stata negata la richiesta. In effetti secondo Nate Anderson di Ars Technica si è trattato più che altro di una farsa, che è servita solo a dipingere Google - probabilmente il più rilevante tra i firmatari della lettera - come un "amico dei pirati".
La campagna della EFF
Durante l'incontro Oyama ha dovuto affrontare accuse trasversali verso Google, direttamente dal presidente della commissione; sostanzialmente è passata l'idea che "Google finora non ha voluto fermare la pirateria perché ci fa un sacco di soldi", scrive Anderson.
Durante l'incontro anche i rappresentanti della MPAA (associazione che raccoglie i produttori cinematografici) hanno avuto la loro occasione. Michael O'Leary ha affermato che le critiche contro la SOPA sono "iperboli ipocrite e pro-pirateria", con un linguaggio che ricorda stranamente quello delle discussioni sull'aborto o sull'uso delle cellule staminali – argomenti ben più delicati di quello in esame.
Insomma, allo stato attuale questa legge "draconiana", come l'ha definita il presidente di Google Eric Schmidt, è destinata all'approvazione. Il problema sostanzialmente si riduce a uno, e anche piuttosto semplice. Il blocco di interi siti web, per dirla come Schmidt, "l'ultima volta che ho controllato è noto anche come censura".
E a questo punto allora dovremmo farci delle domande. È davvero censura quella di cui stiamo parlando? E cosa dovremmo pensare da questa parte dell'Oceano Atlantico? Come peserebbe il SOPA nelle nostre navigazioni quotidiane? Come si scontrerebbe con le più rigide norme europee sulla privacy? Se dovessero bloccare Etsy, dove andremmo a trovare orecchini e accessori da regalare? Senza YouTube, come potremmo accedere a canali d'informazione alternativa, o passare la pausa pranzo in ufficio? Dite la vostra nei commenti.