La Francia approva l'hacking di stato sugli smartphone dei cittadini

Passa una legge che permette alla polizia di sfruttare smartphone e altri dispositivi per le indagini

Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Grazie a una norma appena approvata, la polizia francese sarà in grado di attivare a distanza la fotocamera, il microfono e la localizzazione GPS di smartphone e altri dispositivi. Una misura che andrà autorizzata da un giudice - come accade ad esempio con le intercettazioni telefoniche - e che dovrebbe servire a facilitare certe indagini.

Secondo il ministro della Giustizia Éric Dupond-Moretti si tratterebbe solo di "decine di casi all'anno", ma critici e oppositori hanno avuto parole dure verso una norma che mette in discussione la privacy e le libertà fondamentali dei cittadini francesi.

L’autorizzazione per questo tipo di osservazione è prevista per crimini che prevedono almeno 5 anni di carcere e in generale per persone sospettate di reati di terrorismo, delinquenza e criminalità organizzata, scrive Le Monde.

Tra le voci più critiche c’è quella dell’associazione La Quadrature du Net, un vero e proprio punto di riferimento in Europa per la tutela della privacy. Già lo scorso maggio, quando di questa norma si sta ancora discutendo, il gruppo citava il "diritto alla sicurezza, il diritto alla vita privata e alla corrispondenza privata" e il "diritto di andare e venire liberamente", definendo la proposta parte di uno "scivolamento verso una sicurezza eccessiva".

Non è servito a placare le polemiche l’emendamento, giunto dal gruppo del presidente Macron, che limita i casi e i tempi in cui questo strumento sarà utilizzabile. Inoltre alcune professioni godranno di un’esenzione speciale: non si potranno usare questi strumenti con cui medici, giornalisti, avvocati, giudici e parlamentari.

Molti vedono in questa novità una pericolosa svolta autoritaria, ma per Dupond-Moretti “Siamo lontani dal totalitarismo di 1984. La legge salverà la vita delle persone".

E doveroso aggiungere che per mettere in pratica quella misura è necessario infettare i dispositivi con un qualche tipo di malware, o magari rivolgersi spyware potenti ma legali come Pegasus; questo software è stato di recente al centro delle cronache perché usato per spiare parlamentari e giornalisti in giro per il mondo - proprio due delle categorie “esenti” nella legge francese.

In Italia abbiamo qualcosa di simile, con una regolamentazione sul “trojan di stato” che risale al 2017. Sembra tuttavia che i regolatori francesi abbiano voluto alzare il livello, con l’introduzione di strumenti di spionaggio più pervasivi.

Immagine di copertina: aliaksab