Abbiamo ampiamente raccontato le diverse posizioni dei governi, delle istituzioni nazionali e delle banche commerciali del mondo in merito alle criptovalute. Ora anche un'istituzione italiana ha preso posizione nel dibattito sulle criptovalute. È la Consob, la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa, nella persona del presidente, Paolo Savona. Cos'avrà detto?
Il docente emerito di Politica economica, dal 2019 indicato come presidente Consob, si è espresso sulle criptovalute in occasione del discorso tenuto all'incontro annuale con gli stakeholder del mercato finanziario. I mercati delle criptovalute "sono in rapida evoluzione e sembra ripetersi l’esperienza antecedente la crisi del 2008, quando i contratti derivati si svilupparono fino a raggiungere una dimensione di dieci volte il Pil globale, assumendo forme complesse che ricevettero un rating elevato". Secondo il prof. Savona, "pur con le dovute distinzioni, è prevedibile che stia accadendo qualcosa di analogo nel mercato dei prodotti monetari e finanziari virtuali, soprattutto criptati".
"L'informatica finanziaria è una lampada prodigiosa dalla quale è uscito il Genio - ha continuato - Il fiume ormai in piena degli strumenti virtuali si è articolato in molti e variegati rivoli: Internet, che non è certo la culla delle certezze, attesta che esistono in circolazione dalle quattro alle cinquemila criptovalute, [...] che operano più o meno indisturbate". "[...] Senza presidi adeguati (norme ed enti), ne consegue un peggioramento della trasparenza del mercato [...]". In particolare Savona si è detto preoccupato per la schermatura che l'uso delle criptovalute consente ad attività criminali.
In conclusione, il professore ha chiosato: "Se i tempi di maturazione di un'iniziativa normativa a livello europeo [...] fossero lunghi, il Paese dovrebbe provvedere autonomamente, non foss’altro per essere pronto a integrarsi nelle istituzioni comunitarie, quando esse entreranno in vigore". Una presa di posizione netta, che avvicina il nostro paese alla cautela adottata da Svezia e Giappone piuttosto che all'avanguardismo di El Salvador.
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