Prima che la Finlandia entrasse nella NATO, alcuni troll filo-russi avevano cercato di mettere l'opinione pubblica finlandese contro l'alleanza. Per farlo, avevano diffuso sui social media lo slogan "Nato ei voi tallentaa Suomea", che si traduce in La NATA non può salvare la Finlandia.
Tuttavia, i troll hanno commesso un errore nella loro traduzione, a causa di un’ambiguità tra la parola "tallettaa" (salvare nel senso di conservare o registrare) e "pelastaa", che significa portare salvazione.
I finlandesi hanno notato subito l'errore, così la campagna di disinformazione è diventata solo una ragione per farsi due risate. Sì, ma erano coinvolte decine di migliaia di account, e se non fosse stato per quel dettaglio tutto sarebbe apparso molto più credibile. E forse avrebbe funzionato, così come queste psy-ops hanno funzionato altrove nel mondo.
Ma in Finlandia sono un passo avanti, e forse le operazioni di propaganda sono più difficili da mettere a segno in questo paese. Qui infatti si prende in serissima considerazione l'alfabetizzazione mediatica.
Sin dalle scuole elementari, ai finlandesi viene spiegato come funzionano gli algoritmi dei social network, o quanto sia semplice falsificare un video. I cittadini sono meglio addestrati a distinguere tra fatti e opinioni, e si dà grande importanza al dibattito, cercando di lasciare da parte il litigio e il sensazionalismo. Oltre alle scuole, allo sforzo partecipano agenzie governative ed enti esterni.
Corollario di questo approccio è la fiducia verso gli altri, che qui è un elemento solido mentre altrove è un fattore di crisi. In particolare verso gli insegnanti, categoria che, pare, gode del rispetto di tutti i finlandesi.
Come suggerisce anche l’Osservatorio Europeo su Digital Media (EDMO), la società finlandese è anche meno divisa rispetto ad altri paesi, nel senso di meno polarizzata, mano tribalizzata. Un elemento determinante nel limitare la diffusione di fake news.
L'educazione ai media in Finlandia è una parte importante degli sforzi del Paese per combattere la disinformazione. Contribuisce a garantire che i cittadini finlandesi siano in grado di pensare in modo critico alle informazioni che vedono online e di prendere decisioni informate su cosa credere.
Tutte azioni di cui, forse, potremmo giovare anche in Italia. Secondo lo stesso documento EDMO citato sopra (parte 1), in Italia non si rilevano iniziative generali mirate a contrastare la disinformazione, né abbiamo leggi specifiche a riguardo (ma quelle già esistenti contengono le norme necessarie).