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Il verdetto di Tom's Hardware
Fisica e filosofia sono mondi inconciliabili? Oppure possono convivere o, ancora meglio, incontrandosi produrre un pensiero fecondo e ricco di spunti di riflessione? Fritjof Capra, fisico di origine austriaca esperto nel campo delle Alte Energie, propende per questa seconda ipotesi e per dimostrarlo ha scritto Il Tao della fisica, un libro avventuroso, ardito, rischioso e forse persino azzardato, ma sicuramente stimolante.
Ai più probabilmente potrà sembrare fuori posto in questa nostra rubrica dedicata a testi scientifici, ma noi abbiamo deciso di parlarne ugualmente perché, sgombrato il campo da alcuni limiti del testo e soprattutto da molti luoghi comuni su di esso, può ancora offrirci degli spunti su cui invece non è banale riflettere. Non avere pregiudizi e analizzare qualsiasi ipotesi senza essere prevenuti del resto è la base su cui si muove qualsiasi scienziato e su cui dovrebbero muoversi anche gli appassionati di ricerca scientifica.
Come dicevamo il libro ha sicuramente qualche limite, il più importante dei quali è il fatto di essere stato scritto nell'ormai lontano 1975, un'era geologica quando parlando di progressi scientifici. Ma dato che non si tratta di un saggio di divulgazione scientifica lo possiamo ritenere un peccato veniale.

"È probabilmente vero in linea di massima che della storia del pensiero umano gli sviluppi più fruttuosi si verificano spesso ai punti d'interferenza tra due diverse linee di pensiero. Queste linee possono avere le loro radici in parti assolutamente diverse della cultura umana, in tempi diversi e in ambienti culturali diversi" (Werner Heisenberg).
Il libro è organizzato in tre parti. Una dedicata appunto alla discussione e alla comprensione di alcune delle teorie scientifiche più importanti; una sui presupposti di alcune delle principali correnti di pensiero orientali e una terza che suggerisce possibili sintesi, confluenze e sovrapposizioni, che a nostro avviso è anche quella più interessante e prolifica.
Dal punto di vista stilistico il libro è scorrevole e si lascia leggere, anche grazie a uno stile espositivo chiaro, che a volte però rischia di risultare un po' prolisso e ripetitivo. I paralleli tra scienza e filosofie orientali appaiono sempre plausibili, a volte anche realmente illuminanti. Tuttavia, per la sua natura di saggio di dimensioni contenute, il libro di Capra non è adatto a chi è completamente a digiuno di Fisica o di filosofia orientale, perché richiede al lettore una base da cui partire, data per scontata.
