La campagna di ricerca del progetto Breakthrough Listen ha registrato 72 nuove raffiche di segnali FRB (Fast Radio Burst) con i giganteschi radiotelescopi Green Park da 100 metri della West Virginia e Parkes da 64 metri del New South Wales. Provengono da una galassia a 4,8 miliardi di chilometri di distanza da noi. Per analizzarli è stato impiegato un modello di apprendimento automatico personalizzato.
Facendo un passo indietro, tempo fa i responsabili del progetto presero in affitto i due radiotelescopi più un terzo telescopio sensibile alle radiazioni laser per la ricerca mirata di segnali extraterrestri. Scandagliarono milioni di stelle della Via Lattea, sperando di individuare segnali che non provenissero da manufatti umani e concentrandosi sugli FRB, "lampi radio veloci" se proprio vogliamo tradurlo in italiano. Si tratta di impulsi radio che hanno incuriosito gli scienziati per anni perché hanno origini misteriose e lontane. Nelle cinque ore di osservazione condotte nell'agosto 2017 sono stati raccolti 400 terabyte di dati.
Come gestirli? Gli esperti del SETI hanno pensato di affidarsi all'intelligenza artificiale, che ha dato quasi subito dei buoni frutti: sono stati scoperti settantadue nuovi FRB. Il risultato è apprezzabile, il problema è che non sappiamo ancora che cosa siano esattamente questi segnali. Alcuni ritengono che possano essere prodotti da civiltà aliene avanzate, che li usano per accelerare i veicoli spaziali a velocità altissime, ma scientificamente parlando non abbiamo una spiegazione certa.
Con gli algoritmi "standard" che sono stati usati inizialmente sono stati identificati 21 FRB, tutti registrati in un'ora di osservazioni. Sfruttando la rete neurale convoluzionale creata da Gerry Zhang della UC Berkeley (membro del progetto Breakthrough Listen), sono stati individuati altri 72 FRB nello stesso periodo.
Un passo avanti notevole, che si è meritato una pubblicazione sull'Astrophysical Journal, da cui tuttavia si evince che i segnali non vengono ricevuti in alcun tipo di pattern che si possa determinare, perché nessuno è più lungo di 10 millisecondi. Questo significa che per ora le informazioni a nostra disposizione non ci permettono di determinare se i segnali provengano o meno da civiltà aliene, ma almeno siamo entrati in possesso di informazioni che ci possono aiutare a capire il comportamento dinamico degli FRB. E che indicano come l'uso dell'apprendimento automatico per rilevare i segnali sia migliore rispetto agli algoritmi classici.
SETI e Breakthrough continueranno a puntare le antenne sui segnali, speriamo che prima o poi trovino qualcosa di davvero entusiasmante!
Se volete saperne di più sulla ricerca degli alieni leggete l'eccellente libro Alieni: C'è qualcuno là fuori? di Jim Al-Khalili.