Il Garante della Privacy ha sanzionato Facebook per 1 milione di euro a causa "degli illeciti compiuti nell’ambito del caso Cambridge Analytica". La vicenda è nota: nel 2016 la società inglese, attraverso un app per test psicologici aveva avuto accesso ai dati di 87 milioni di utenti e li aveva usati per tentare di influenzare le presidenziali americane del 2016. Lo scandalo ha consentito di far emergere diverse criticità di Facebook in relazione alla gestione dei dati raccolti sulla sua piattaforma.
In Italia il Garante della Privacy, in base al vecchio Codice Privacy, a gennaio 2019 ha vietato alla piattaforma statunitense "di continuare a trattare i dati degli utenti italiani". Nello specifico era stato accertato che 57 italiani avevano scaricato l’app Thisisyourdigitallife attraverso la funzione Facebook login e che la possibilità di condividere i dati degli "amici" aveva consentito di acquisire i dati di ulteriori 214.077 utenti italiani "senza che questi l’avessero scaricata, fossero stati informati della cessione dei loro dati e avessero espresso il proprio consenso a questa cessione".
Insomma, la raccolta era avvenuta in maniera non conforme alla normativa sulla privacy e per di più tutto il materiale era stato trasmesso a Cambridge Analytica – che poi ha chiuso a maggio 2019.
"A Facebook il Garante aveva già contestato nel marzo di quest’anno le violazioni della mancata informativa, della mancata acquisizione del consenso e del mancato idoneo riscontro ad una richiesta di informazioni ed esibizione di documenti", si legge nella nota ufficiale del Garante. "Per queste violazioni Facebook si è avvalsa della possibilità di estinguere il procedimento sanzionatorio mediante il pagamento in misura ridotta di una somma pari a 52.000 euro".
Successivamente però il Garante ha ritenuto che la rilevanza e le dimensioni del database non potevano consentire una sanzione ridotta, e così ha deciso di applicare una multa di 1 milione di euro che tiene conto delle "condizioni economiche di Facebook e del numero di utenti mondiali e italiani della società".
Aggiornamento. "Come già detto in precedenza, avremmo dovuto indagare di più nel 2015 sulle segnalazioni ricevute in merito a Cambridge Analytica. Tuttavia, le prove mostrano che nessun dato di utente italiano è stato condiviso con Cambridge Analytica", ha comunicato il portavoce di Facebook. "Il Dottor Kogan ha condiviso unicamente i dati relativi agli utenti statunitensi. Già all'epoca abbiamo apportato importanti modifiche alla nostra piattaforma e limitato in modo significativo le informazioni a cui gli sviluppatori di applicazioni possono avere accesso. Siamo fortemente impegnati nel proteggere la privacy delle persone e abbiamo investito in risorse, tecnologia e partnership, oltre ad aver assunto, solo nell'ultimo anno, più di 20.000 persone impegnate sulla sicurezza. Esamineremo con attenzione la decisione del Garante Privacy e continueremo a lavorare con loro per fare chiarezza".