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Google, Yahoo, Microsoft e Vodafone hanno accettato di sottoscrivere un codice di condotta comune per la salvaguardia dei diritti umani e civili.

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a cura di Dario D'Elia

I giganti IT si danno una regolata sui diritti umani, continua

"Le società IT hanno giocato un ruolo di vitale importanza nei paesi in via di sviluppo costruendo l'economia e fornendo gli strumenti fondamentali per le riforme democratiche. Ma molti governi hanno individuato il modo per rigirare la tecnologia contro i proprio cittadini - monitorando attività online assolutamente legittime e censurando il materiale a contenuto democratico", ha dichiarato, Leslie Harris, Executive Director di CDT. "A mio parere è vitale che vengano identificate soluzioni che preservino l'enorme valore democratico fornito dallo sviluppo tecnologico e che contemporaneamente proteggano i diritti umani e le  libertà civili di chi sta per beneficiare del cambiamento".

Il documento si esplicherà su due direzioni. Da una parte permetterà alle aziende di rapportarsi nel modo giusto con il pubblico. Gli affiliati, infatti, potranno pubblicizzare la loro adesione al codice; guadagnando così punti immagine di fronte al corpo elettorale. Dall'altra le aziende disporranno di una vera guida corporate che permetterà di non alimentare gli attriti con i competitor - comunque aderenti all'iniziativa.

Le attività di business in paesi dove le libertà sono limitate o non esistono, a volte, obbligano le imprese a comportarsi in maniera sbagliata. Sergey Brin, co-fondatore di Google, l'anno scorso non a caso ha ammesso che lo sbarco in Cina aveva obbligato la compagnia a compromessi fortissimi, tali da pregiudicare la futura possibile espansione. Con il codice di condotta la situazione certamente è destinata a complicarsi ulteriormente, almeno sotto il profilo commerciale. Per quanto riguarda invece l'impegno civile è certamente una vittoria delle ONG mondiali.

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