Come sarebbe vivere per più di qualche ora immersi nella realtà virtuale, diciamo per un paio di giorni? Se l'è chiesto un'artista, Thorsten Wiedemann, che per 48 ore si è sottoposto a un esperimento in ambiente controllato, indossando un HTC Vive.
Il risultato? "Non ho avuto alcun problema fisico, come affaticamento oculare, forti mal di testa o nausea", tuttavia dopo le prime 25 ore Wiedemann ha dovuto affrontare un attacco di panico che l'ha quasi portato ad abbandonare l'esperimento. Superata la difficoltà comunque tutto è filato liscio sia prima che dopo.
Sembrano dunque risolti i problemi dei primi prototipi che provocavano facilmente malessere fisico se li si usava continuativamente per troppo tempo, tuttavia altri problemi persistono ancora, forse più difficili da risolvere.
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Ma perché Wiedemann l'ha fatto? L'esperimento, di cui potete visualizzare lo streaming video a questo indirizzo, si chiama Disconnected, è stato ideato dallo stesso Wiedemann e si è svolto presso il Game Science Center di Berlino, con l'intento di verificare appunto le reazioni umane a quello che, secondo Wiedemann, sarà il passatempo principale delle persone entro 10 anni, vale a dire trascorrere molto tempo nella realtà virtuale per incontrare amici internazionali e vivere con loro pazze avventure.
Wiedemann è stato seguito per tutto il tempo dal proprio "sciamano VR" Sara Lisa Vogl, che l'ha condotto attraverso una serie di giochi, demo ed esperienze che ricordavano i trip lisergici, al fine di tenerlo occupato per tutto il tempo.
Wiedemann inoltre ha riposato soltanto per due ore e mezza ogni giorno, all'interno di un'accogliente caverna, ovviamente virtuale, con vista sulle stelle e si è nutrito esclusivamente con speciale cibo liquido, cioccolata e banane, assumendo anche dei farmaci che hanno inibito il suo bisogno di espletare i bisogni fisiologici.
Non sappiamo se la previsione di Wiedemann sul 2026 si rivelerà esatta, quel che è certo è che vivere in una realtà fittizia ci procurerà ancora per diverso tempo molti problemi, se non fisici, almeno psicologici. Forse superarli sarà possibile, ma è davvero necessario passare tanto tempo in mondi fittizi? Qual è la vostra idea?