Harry Potter Wizards Unite, l'ultimo titolo di Niantic, già sviluppatore del successo mondiale Pokémon Go, è un gioco per sistemi mobile, che sfrutta la realtà aumentata per consentire ai giocatori di combattere mostri e raccogliere oggetti magici andando in giro per la città. Tuttavia da quanto scoperto da Kotaku, l'obiettivo di Niantic sarebbe in realtà quello di mappare il mondo intero, realizzando guadagni assai più sostanziosi grazie alla capitalizzazione dei dati stessi. A quanto pare infatti tutte le applicazioni di Niantic raccolgono e archiviano meticolosamente ogni spostamento del giocatore.
In realtà questo viene comunicato esplicitamente nel contratto, quello che nessuno sa è la frequenza con cui ciò accade e il fatto che la raccolta vada avanti anche quando le app non sono in uso. Secondo i colleghi di Kotaku, Wizards Unite addirittura registrerebbe la posizione fino a 13 volte al minuto.
Prima di procedere è bene ricordare che Niantic è stata fondata nel 2010 come una startup interna a Google, da cui si è poi separata nel 2015 divenendo un'entità indipendente. Tuttavia le sue tecnologie di realtà aumentata e geolocalizzazione ricordano da vicino quelle usate dal colosso di Mountain View, ad esempio per Google Maps, e sembrano avere lo stesso obiettivo finale, ossia la raccolta dei dati, che è poi il vero core business. Non è un caso se, sin dagli esordi nel 2012 con Field Trip, Niantic ha sempre sviluppato giochi in cui la geolocalizzazione e la realtà aumentata erano centrali.
Pokemon Go - il gioco più popolare di Niantic, con più di 1 miliardo di download, ha sollevato simili dubbi riguardo alla privacy già in passato, quando si scoprì che agli sviluppatori veniva concesso l'accesso completo agli account Google degli utenti se questi ultimi li usavano per accedere al gioco da un dispositivo iOS. All'epoca Niantic smentì dicendo di non poter consultare altro che l'ID utente e l'indirizzo e-mail. Oggi alo stesso modo la software house ha minimizzato l'accaduto, sostenendo che l'eccesso di raccolta dati fosse dovuto a un semplice bug - oltretutto già risolto - della versione di Wizards Unite per Android.
Partendo dal fatto che sia impossibile, dall'esterno, stabilire chi mente, vale la pena ricordare che Kotaku afferma di aver analizzato oltre 25mila dati di luoghi registrati, volontariamente condivisi da 10 giocatori di Wizards Unite. "I file che abbiamo ricevuto contenevano informazioni dettagliate sulla vita di questi giocatori: il numero di calorie che probabilmente bruciavano durante una determinata sessione, la distanza percorsa, le promozioni utilizzate. Fondamentalmente, ogni richiesta conteneva anche un file di grandi dimensioni di dati sulla posizione con i relativi dati di latitudine e longitudine", si legge nell'articolo.
Interrogata in merito al'insolito comportamento di Wizards Unite, Niantic, oltre ad affermare quanto già detto riguardo al bug, ha anche spiegato che comunque tali dati non possono essere consultati o acquistati da aziende di terze parti e che in ogni caso non possono essere ricondotti agli individui che li hanno prodotti, grazie ad alcuni meccanismi di sicurezza. L'azienda ha però ammesso di condividere con altre società tali dati sotto forma di statistiche aggregate anonime, come ad esempio quante persone hanno avuto accesso o erano presenti in determinate quelle posizioni di gioco, quante azioni hanno intrapreso i giocatori in quegli stessi luoghi e altro ancora.
"Oggi, Niantic può credibilmente presentarsi come una società volta a portare i giocatori all'esterno. Ma John Hanke a volte la descrive anche come una società pubblicitaria o una società di digital mapping. Resta dunque aperta la questione su dove conduca questo approccio e queste tecnologie, se si tratti soltanto di allegri animaletti domestici tascabili che saltellano attorno al nostro letto o se invece siamo immersi già in un'iper realtà di informatizzazione ubiqua, satura di prelievi di dati sensibili e di pubblicità mirate", conclude il lungo articolo di Kotaku. "Ciò che sorprende di Niantic non è quello che sta facendo, ma ciò che è in grado di fare, e il fatto che la maggior parte dei suoi utenti non capirà mai quanto stanno consegnando ogni volta che usano un'app basata sul posizionamento geolocalizzato. 'Viviamo in uno stato capitalistico di sorveglianza tecnologica', ha dichiarato un ex dipendente. Come potrebbe essere diversamente?".