L’apertura del diaframma

In questa guida, divisa in due parti, vi insegnamo le basi per il corretto utilizzo di una fotocamera reflex o prosumer.

Avatar di Tom's Hardware

a cura di Tom's Hardware

L'apertura del diaframma

L'apertura del diaframma non viene misurata in millimetri, come sembrerebbe ovvio, ma dal numero adimensionale "f", dato dal rapporto tra la lunghezza focale dell'obbiettivo utilizzato, espressa in mm, e il diametro del diaframma, sempre in mm. Questa apparente complicazione è giustificata dal fatto che, in questo modo, si elimina la scomoda dipendenza tra la luce che attraversa un obbiettivo e le sue dimensioni fisiche. Così, a un determinato valore di "f" corrisponde sempre la stessa quantità di luce, che si utilizzi un grandangolo o un teleobbiettivo estremo. Notate che, essendo il diametro al denominatore della frazione, a numeri "f" elevati corrispondono piccole aperture, e quindi una ridotta quantità di luce che raggiungerà la pellicola o il sensore.

Una scala di diaframmi indicativa è la seguente:

32

22

16

11

8

5.6

4

2.8

2

1.4

1

Questi valori, apparentemente strani, sono stati scelti in modo tale che, passando dall'uno all'altro a parità di tempo di posa, la luce che raggiunge il sensore raddoppia o dimezza. Ad esempio, con la coppia 125 – f/8 passerà la metà della luce che passa con la coppia 125 – f/5.6, un quarto di quella che passa con 125 – f/4, ecc.

Anche l'estensione di questa scala dipende dalla fotocamera (nel caso delle compatte) o dall'obbiettivo utilizzato (nel caso di reflex a obbiettivi intercambiabili). L'apertura maggiore, cioè il numero più basso di "f", è la luminosità massima, un dato molto importante. Un obbiettivo molto  luminoso consentirà di scattare foto anche in condizioni di illuminazione peggiori di uno poco luminoso, ed è quindi più pregiato. Purtroppo, questo pregio si può pagare molto caro: a titolo di esempio, un 300mm f/4 costa tipicamente meno di €2000 mentre un 300mm f/2.8 della stessa marca e di pari qualità arriva a €6000!

85mmFD - Un obbiettivo a messa a fuoco manuale, in cui si vede l'indicazione della profondità di campo in piedi (verde) o metri (bianco) in funzione della scelta del diaframma.

La scelta del diaframma è legata al concetto di profondità di campo. Tanto maggiore è "f", tanto più ampio sarà l'intervallo di distanza dalla macchina entro cui i soggetti risulteranno a fuoco. Anni fa, sui corpi degli obbiettivi a messa a fuoco manuale, era indicata la profondità di campo in metri; il fotografo poteva quindi sapere, prima dello scatto, che un dato diaframma avrebbe prodotto ad esempio soggetti a fuoco tra 3 e 5 metri di distanza, mentre passando al diaframma più chiuso avrebbe messo a fuoco tutto quello che era compreso tra i 2,5 e i 9 metri di distanza. Ora questa informazione non è più indicata, ma alcuni modelli consentono di controllare visivamente la profondità di campo prima dello scatto.

Diaframma aperto

Diaframma chiuso

Utilizzando un diaframma aperto, ad esempio 100mm - f/2.8, si avrà a fuoco solo il soggetto principale mentre utilizzando diaframmi chiusi si avrà a fuoco anche lo sfondo.

Detto questo, la scelta del diaframma è intuitiva. Ad esempio, nel caso di panorami si dovranno preferire diaframmi chiusi, per avere a fuoco il più possibile, mentre nel caso di un ritratto può essere interessante sfocare leggermente lo sfondo - quindi utilizzare diaframmi aperti - per dare maggior risalto al soggetto.

Clicca per ingrandire

Un strano "ritratto", esempio di ciò che si può ottenere potendo scegliere il valore del diaframma (in questo caso molto aperto).

Leggi altri articoli