La scala dei tempi
L'unità di misura del tempo è ovviamente il secondo. In fotografia, un tempo tipico di posa dura una frazione di secondo, ad esempio 1/125 di secondo. Per brevità quindi si indica a volte solo il denominatore della frazione, lasciando gli apici solo ai secondi interi. Così 1/125 di secondo si scriverà 125, 4 secondi si scriverà 4" ecc.
Con queste convenzioni, una scala di tempi indicativa è la seguente:
1 | 2 | 4 | 8 | 15 | 30 | 60 | 125 | 250 | 500 | 1000 |
L'estensione di questa scala dipende dalla fotocamera in uso; esistono modelli che arrivano a 30 secondi a un estremo della scala e a 1/8000 di secondo all'altro estremo, ma quelli qui indicati sono pressoché comuni a tutte le fotocamere.
Notate che i tempi sono sempre (all'incirca) uno il doppio dell'altro.
Tempo lungo
Tempo breve
A confronto gli effetti di un tempo di posa lungo e breve. Notate come, col tempo breve, siano distinguibili i singoli spruzzi d'acqua, mentre col tempo lungo questi disegnino una scia, dando un effetto del tutto diverso.
La scelta del tempo è legata al concetto di movimento del soggetto. In generale, un soggetto mosso è indesiderabile, quindi sarà necessario utilizzare un tempo abbastanza breve da "congelarlo", un lasso di tempo cioè durante il quale il soggetto non si muova apprezzabilmente. Per dare qualche esempio, con 1/125 si fotografano tranquillamente persone e gruppi; con 1/250 si possono fotografare soggetti in movimento, ad esempio una modella che si muove su un set; 1/500 basta per soggetti come bambini che giocano, mentre con 1/1000 si possono fotografare eventi sportivi già "difficili" (l'attaccante al momento del tiro, l'auto all'uscita dalla curva). Tempi più brevi sono strettamente necessari in rarissimi casi, ad esempio nel caso di oggetti molto veloci che si muovono perpendicolarmente all'osservatore, ma possono naturalmente essere utilizzati per ottenere la giusta apertura del diaframma (ricordate sempre che è una regolazione a due parametri). Tempi più lunghi si possono sempre utilizzare, ma richiedono via via più attenzione. Anche nel caso di un soggetto immobile, infatti, si corre il rischio che la foto venga "mossa" a causa del tremolio delle mani del fotografo. Esiste quindi un "tempo di sicurezza" oltre il quale non è mai consigliabile andare, a meno di utilizzare un cavalletto. Torneremo tra poco sul concetto di tempo di sicurezza.
Non sempre, però, il "mosso" è una componente negativa delle foto: può essere anche voluto, ad esempio per creare un effetto di "panning" o per fotografie notturne con le scie luminose lasciate dai fari delle auto. In questo caso, munitevi di cavalletto e via con tempi molto lunghi, anche diverse decine di secondi.
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Un esempio di "panning". In questo caso, il fotografo ha impostato un tempo volutamente lungo e ha seguito con l'obbiettivo il soggetto al centro, che quindi appare grossomodo "fermo" mentre lo sfondo sembra scorrere sotto di lui.