Google nei guai per evasione fiscale, deve 1 miliardo di euro al fisco

L'Agenzia delle Entrate ha richiesto a Google il pagamento di circa un miliardo di euro: l'accusa è quella di un'evasione fiscale pari a circa 900 milioni.

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a cura di Giulia Di Venere

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L'Agenzia delle Entrate ha richiesto a Google il pagamento di circa un miliardo di euro, dopo un'indagine condotta dal Nucleo economico-finanziario della Guardia di Finanza di Milano in relazione agli anni compresi tra il 2015 e il 2020. L'accusa è quella di una presunta evasione fiscale, pari a circa 900 milioni di euro tra mancati versamenti e sanzioni, dovuti principalmente al mancato pagamento di royalty sui beni immateriali quali licenze e software gestiti dalla sede irlandese di Google. L'azienda torna dunque nel mirino del fisco a seguito di una precedente controversia avvenuta nel 2017, quando Google accettò di versare 306,6 milioni di euro per sanare situazioni fiscali relative ai 15 anni precedenti. 

A nome dell'azienda, un portavoce di Google ha dichiarato quanto segue: “Rispettiamo le normative fiscali in tutti i Paesi in cui operiamo, inclusa l’Italia. Coopereremo con le Autorità.” Nella situazione attuale, si apriranno trattative tra Google e l'Agenzia delle Entrate per definire l'ammontare finale della somma dovuta, che potrebbe essere inferiore a quella inizialmente stimata.

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Google Headquarters
Sede Google in California

L'indagine su Google segue un percorso simile rispetto a quello già intrapreso contro Netflix, anch'essa oggetto di indagine fiscale in Italia. Netflix ha pagato infatti 55 milioni di euro nel maggio di due anni fa, contestualmente all'apertura di una sede operativa in Italia. L'accusa si basava sulla presenza di una "stabile organizzazione occulta" derivante non da personale umano bensì da infrastrutture tecnologiche quali server e piattaforme digitali.

Il caso di Netflix ha segnato un importante passo avanti nella regolamentazione fiscale delle aziende digitali in Italia, introducendo il concetto di "stabile organizzazione" anche in assenza di dipendenti fisici sul territorio. In effetti, Netflix utilizzava un'estesa rete di oltre 350 server distribuiti in Italia, che gestivano totalmente il traffico video destinato agli utenti italiani.

Questi casi evidenziano una crescente attenzione della legislazione italiana verso le strutture digitali delle grandi aziende multinazionali e potrebbero influenzare regolamentazioni simili in altri Paesi, modificando approcci fiscali e di business per le realtà della "digital economy" operanti a livello globale.

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